La stretta della camorra: sopravvivere sotto scorta o sfidare la morte pur di vivere in libertà




Categoria: Editoriale
01/09/2021 alle ore 22:45



"Io non sono pazzo: non mi piace pagare. È una rinuncia alla mia dignità di imprenditore". Libero Grassi fu ucciso per questa sua visione di uomo e di imprenditore, densa di etica e di onore. 

Allora, lo Stato non riuscì a proteggerlo. 

Il suo esempio, però, ha portato a una nuova stagione di denuncia del sopruso, attraverso una scelta di consapevolezza e di ribellione al crimine organizzato.  Il problema è capire fino in fondo che riscontro trova nello Stato chi ha il coraggio di denunciare reati. 

Nel caso di Luigi Leonardi? Con la solitudine e quasi con l’abbandono. 

Imprenditore partenopeo, il Leonardi, nel 2004, decise di ribellarsi alla camorra e le sue denunce portarono a due processi e all'arresto di diversi uomini dei clan Marano, Melito, Nola, Ottaviano e Secondigliano.

A seguito di quelle denunce, perse due aziende dedite al comparto dell'illuminazione, oltre a cinque negozi nel napoletano: subì percosse, minacce e fu anche sequestrato.

Inserito nel programma dei testimoni di giustizia, dopo la sentenza di primo grado del secondo processo, entrò a far parte dell'elenco dei "collaboratori di giustizia": in pratica divenne "un pentito", un quasi equivoco sempre contestato e mai risolto.

La sua evidenza di testimone di denunce, di violenze e soprusi, ne fanno un autentico esempio di vita, quella vita che gli è stata resa impossibile nella quotidianità. Vive non più da uomo che lavora nonostante la riconosciutagli professionalità a più livelli ed è avvolto dalla paura di ritorsioni, perdendo gli affetti più cari per timori e per necessità di dover "allentare" i contatti. 

La sua battaglia umana trova un limite invalicabile nelle storture e nei cavilli di un sistema perverso che incarcera il denunciante in una prigione di paura, con muri eretti da esiti processuali incerti, muri resi invalicabili anche dal disinteresse e dalla rinuncia della società civile. Manca una presa di posizione decisa e anche rumorosa per chi ha fatto del coraggio e della dignità personali le stelle polari dell'esistenza. 

Sono fatti, questi, che imporrebbero alla classe politica un intervento legislativo che eviti distorsioni reali e sostenga attivamente e senza ombre chiunque denunci un’illegalità. Sarebbe altrimenti il fato a farlo il giorno in cui Luigi Leonardi, volesse riprendersi la sua libertà rinunciando alla “sopravvivenza” di una vita sotto scorta. 

Se così fosse, Leonardi avrebbe perso tutto e anche di più: il lavoro, gli affetti, la normalità, la serenità e anche la dignità, per nulla. Non sarebbe solo la vita umana a rischio ma l’esempio del coraggio e dell’etica di essere uomini veri, onesti e dalla parte dello Stato fino in fondo. Perché spesso i delinquenti sono più liberi di chi li denuncia e poi vive sotto scorta.