Tomaso Montanari e l'antifascismo sotto attacco della Meloni



di Niccolò Monti
Categoria: Riflessioni e Parole
29/08/2021 alle ore 17:26



"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure". 

"L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento… Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato".

Questi sono rispettivamente l'articolo 21 e l'articolo 33 della Costituzione della Repubblica Italiana, che l'onorevole Giorgia Meloni avrebbe dovuto leggere e conoscere a memoria prima di scrivere l'articolo su "Il Giornale" dal titolo "Fermate la deriva del Rettore che delira sull'antifascismo" contro il futuro rettore dell'Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari.

Lo storico dell'arte, in un articolo su "Il Fatto Quotidiano", lo scorso 23 agosto, ha criticato la nomina da parte del ministro Franceschini di Andrea De Pasquale a direttore dell'Archivio di Stato, per il suo comportamento in occasione dell'acquisizione del fondo Pino Rauti, ideologo neofascista. Questa, secondo Montanari, "aiuta il revisionismo di Stato", che la destra italiana sta mettendo in atto con l'obiettivo di cancellare la storia che racconta cosa fu il fascismo, e cosa è stato il neofascismo criminale della seconda metà del Novecento. 

A dimostrazione di ciò ci sono alcune battaglie revisioniste vinte, come la legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo delle Foibe a ridosso di quella della Memoria della Shoah. È proprio su questo punto che Giorgia Meloni, insieme al "meglio" della destra italiana come Matteo Salvini (Lega), Gennaro Migliore (Iv) e Carlo Calenda (Azione), accusa di "negazionismo" il professore. La verità è che la leader di Fratelli d'Italia parla in malafede. Montanari, infatti, non nega la realtà storica delle Foibe, ma spiega come la Storia rappresenti un campo di battaglia per la destra italiana. E come istituire la Giornata del Ricordo a ridosso di quella della Memoria rappresenti una "falsificazione storica", in quanto mette in opposizione e quindi equipara due eventi tragici ma dalla portata storica differente. L'obiettivo della destra, infatti, è quello di opacizzare le responsabilità italiane durante il nazifascismo.

Premettendo che le stragi che vedono coinvolti degli innocenti rappresentano sempre degli eventi vergognosi, bisogna tenere conto, però, che la Storia è fatta di variabili che incidono fortemente sul senso e il valore di tali eventi. I due, infatti, non sono equiparabili, per il numero di vittime, per le ragioni e per le metodologie che li hanno caratterizzati. Nel caso delle Foibe, un ordine di grandezza tra le 4000 e le 5000 vittime, sembra essere attendibile, cifre superiori si raggiungono soltanto conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana nella lotta antipartigiana. Per quanto riguarda, invece, la Shoah si contano circa 6 milioni di ebrei sistematicamente uccisi, senza tenere conto delle centinaia di migliaia di omosessuali, zingari e disabili vittime di quell'isteria generale.

Gli internati nei campi di concentramento tedeschi, inoltre, sono stati uccisi "per la sola colpa di essere nati". Le vittime delle Foibe, invece, sono il risultato del clima bellico di quegli anni, del furore nazionalista funzionale all'affermazione del nuovo corso politico dopo anni di assimilazione forzata delle minoranze slave della Venezia Giulia, della contrapposizione etnica e nazionale fra sloveni e croati da una parte e italiani dall'altra, della reazione all'occupazione militare italiana in diverse zone della Jugoslavia durante la quale si consumarono crimini di guerra contro la popolazione civile, oltre della natura totalitaria e repressiva del regime comunista che si stava costituendo.

L'eliminazione degli ebrei, e non solo, fu progettata in maniera sistematica come in nessun altro regime totalitario, dalle camere a gas agli esperimenti sugli internati; mentre nell'altro caso non tutte le vittime trovarono la morte nelle foibe, buona parte perì in campi di concentramento sicuramente atroci, ma che nulla avevano a che fare con la precisione industriale dei campi tedeschi. Solo non tenendo conto di tutto questo, la destra italiana, capeggiata dalla Meloni, può pretendere di riscrivere la Storia.

In Venezia Giulia sono morti anche innocenti, infatti, non sono mancati episodi deprecabili. La resistenza jugoslava attuò una serie di vendette, regolamenti di conti, processi sommari e la cattura dei sostenitori del passato regime, che colpirono anche civili, che nulla avevano a che fare con la disputa bellica in corso. Tutte le guerre e le stragi, però, contano come vittime degli innocenti a causa della natura, della sommarietà e dell'isteria generale della guerra stessa, e non per questo sono tutte equiparabili. Ma non è questa la questione, che viene spiegata molto meglio da Saverio Tommasi su Fanpage (https://www.fanpage.it/politica/il-dramma-delle-foibe-tutto-quello-che-devi-sapere-per-non-essere-fregato-dalla-propaganda/).

Il problema in questo caso è l'arroganza con cui la politica pretende di mettere a tacere persone libere e indipendenti che ricoprono ruoli di prestigio e di influenza. Giorgia Meloni chiede le dimissioni di Montanari, parlando di odio e violenza che andrebbero, secondo lei, a caratterizzare la sua linea didattica. Per rafforzare la sua tesi, l'onorevole riporta delle affermazioni di Montanari secondo cui: "Sembriamo aver dimenticato che per i fascisti e solo per i fascisti non valgono tutte le garanzie costituzionali: per esempio, non valgono la libertà di associazione e di espressione". Peccato che ad affermare ciò non sia lo storico dell'arte ma la nostra Costituzione. La legge 20 giugno 1952 n. 645 vieta, infatti, la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista (art. 2) e l'apologia del fascismo (art. 4). La Meloni, inoltre, aggiunge che il professore, e quindi la nostra Costituzione, affermando ciò legittima la violenza contro i fascisti, "una follia fuori dall'insieme di valori della civiltà occidentale".

In poche parole, la Costituzione italiana, in quanto antifascista, non consentirebbe il rispetto della persona umana perché vieta la riorganizzazione e l'apologia di una "fede politica", passatemi il termine, che per anni ha oppresso le libertà nel nostro paese e non solo. L'antifascismo di Montanari, che poi coincide con quello della nostra Costituzione, è per l'onorevole "grottesco e da operetta", non degno di una "democrazia evoluta". Questo è per lei un "problema per l'Italia", una "deriva" da fermare. 

Della poca simpatia della Meloni per l'antifascismo e della sua maggiore vicinanza con la politica del duce ne eravamo a conoscenza, come ha voluto ribadire assumendo con Montanari lo stesso atteggiamento di intolleranza che Mussolini e il suo regime manifestavano contro gli intellettuali e docenti antifascisti. Ma mai prima di oggi l'onorevole si era spinta così avanti, forte del sostegno elettorale che i sondaggi le attribuiscono. Le sue parole devono farci paura perché sono il chiaro segno che il vento nero del fascismo, che non ha mai smesso di soffiare sulla nostra terra, inizia a farsi sempre più forte e insistente, complice di una politica che per anni ha indebolito le istituzioni scolastiche, rafforzando l'ignoranza e la rabbia delle masse

Se non vogliono essere complici della sempre più prossima deriva neofascista del paese, come qualche reale degli anni venti, la ministra Messa e il presidente Mattarella dovrebbero prendere le distanze da queste affermazioni di Giorgia Meloni, ribadendo l'autonomia delle Università nel "darsi ordinamenti autonomi" e il "diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero". Nel frattempo noi cittadini con un po' di memoria, amore per la Costituzione e la democrazia, dovremmo manifestare il nostro sostegno al professor Montanari, in difesa della sua libertà di espressione e per evitare che un giorno la nostra venga messa nuovamente in gabbia, perchè l'antifascismo è un valore.