Batte la lingua sul tamburo. L'Afghanistan è ancora avanti alla pandemia e al racconto del rientro delle vacanze. Ma la solfa è sempre uguale: anche stavolta l'Occidente non può che raccontarsi la stessa bugia. Senza vergogna. A cominciare da quella che noi siamo sempre i buoni e gli altri sempre i cattivi, che noi siamo comunque nel giusto e gli altri comunque nell'errore.
Batte la lingua sul tamburo. Che poi s'appiccica, perchè la realtà, nuda e cruda, è li a snocciolare che dopo vent'anni, dopo tutti i proclami, dopo tutte le promesse, dopo una carrettata di danari che magari avrebbero davvero dimezzato fame e sete tra i più svantaggiati del Pianeta, lasciamo una popolazione -che non abbiamo mai capito e che mai ci ha capito- alla mercè di quei Talebani che avremmo dovuto debellare e che invece tornano e trionfano ancor più forti e motivati di prima.
Batte la lingua sul tamburo. E notiamo ( ma solo chi vuol capire davvero!) che siamo alle solite. Che guardiamo sempre gli altri con la spocchia dei primi della classe, ciucchi di chiacchiere sulla democrazia, sulla libertà e sulla superiorità economica. Siamo belli, puliti e buoni e però, c'è questo dannato però!, non si capisce, non lo capiamo!, perchè mai quegli altri vogliano cocciutamente restare, come nel film di Scola, brutti, sporchi e cattivi. Questo ci lascia interdetti. Poichè non ci accorgiamo, chiusi nel nostro guscio di indiscutibile supremazia, dello specchio che riflette e rende loro una realtà assai diversa.
Batte la lingua sul tamburo. Anzitutto della propaganda, che dopo vent'anni buttati al vento per una missione -la democrazia- che non era più tale, suona ancor più fasulla. Così qualche migliaia di collaboratori e famiglie diventano "il popolo afghano" da salvare, quello che fugge dall'oppressore mentre senza mai mostrare vergogna delle bugie che si propagano e si ripetono, ci si straccia le vesti per laSharjia che prenderebbe il posto della famosa "democrazia a Kabul", quella che ha fatto scappare per primi decine di politici con le borse piene di dollari.
Batte la lingua sul tamburo. E mostra a quelle etnie così compatte, contro cui né Alessandro né Kublai Kan né i sovietici l'hanno spuntata, l'Occidente così com'è davvero: nudo e crudo. Non il Paradiso propagandato, ma un Impero al tramonto, nient'affatto migliore della realtà delle loro montagne. Un mondo anzi da cui guardarsi: di cupidigia e delitti, di sfruttamenti e opressione dell'uomo sull'uomo e dove la fa da padrone quasi mai la verità e quasi sempre l'ipocrisia.
Batte la lingua sul tamburo. In successione, e giusto per una rapida carrellata, in questi vent'anni tra quelle montagne battute dal vento e dalla polvere con le loro paraboliche rudimentali hanno così avuto modo di vedere affermarsi le pasionarie del Mee-too e gli ultà Black Live Matter, i paladini Lgbtq e quelli delle teorie gender più radicali, la Cancel culture di chi si diverte ad abbattere statue e cancellare testi e l'inginocchiarsi di Vip e "morti di fama" contro il razzismo. Fino alle cervellotica, contraddittoria e spesso inconcepibile gestione sanitaria della pandemia.
Ecco, quando ascoltiamo i resoconti da quella terra che abbiamo invaso e tenuto sotto schiaffo fino ad ora, ricordiamoci che anche loro ci hanno visto, studiato e soppesato. Con tutte le nostre bugie e ipocrisie.