Balle. Balle raccontate e divulgate a piene mani. Balle che ci accompagnano in questa estate incerta e ancora obbligata. Potrebbe essere un effetto della cattività pandemica, certo. Ma più probabilmente ha a che fare con l'assenza di autentiche leadership e con la complessità della natura umana. Comunque sia, ha dell'incredibile il cumulo di minchiate che circolano e si sommano in questo secondo anno vissuto a rimorchio del virus venuto dalla Cina. Virus che, per l'appunto, dopo dinieghi, depistaggi, silenzi si appresta solo ora ad essere incoronato ufficialmente, com'era logico a chi non avesse gli occhi foderati di mortadella, quale "errore umano": sfuggito, cioè, da un preciso laboratorio di Wuhan (dove si isolano e si fanno esperimenti!) e non certo dal mercato delle carni.
Balle. Balle divulgate senza contraddittorio possibile. Com'è adesso questa autentica impostura della transizione ecologica, la cosiddetta svolta green rilanciata dalla signora von der Leyen, un personaggetto di quart'ordine (svezzato tra le élite della burocrazia continentale) che farebbe e direbbe qualunque cosa pur di stare al passo di media e della vulgata dominante del cambiamento climatico.
Balle per una follia che finirà per distrugge il presente di noi tutti in nome di quel futuro per Greta impossibile da definire o programmare. Una idea talmente elettrica e dai costi energetici e sociali talmente insostenibili (come spiegato dal Ceo di Toyota ndr.) che il solo proporla ha già portato all'aumento vertiginoso delle nostre bollette domestiche (e ancora è niente!); che favorisce le mire espansionistiche di Cina e India -assolutamente sorde a qualsiasi idea di rinuncia a olio e carbone-; che mette in crisi il sistema produttivo europeo rendendo supercompetitivi, convenienti e felici i manufatti altrui; che avrà dei costi sociali e occupazionali drammatici; che ghettizza e affama ancor di più il continente africano e tutte le aree più disagiate del pianeta; che non risolve nulla del problema delle emissioni essendo quelle di tutta Europa, (come ha detto, nell'indifferenza dei più, Mario Draghi) solo il 7 (sette!) per cento del totale e che, però, un effetto sicuro lo avrà: renderà l'esclusivo club dei ricchissimi ancora più ricco!
Balle. Balle divulgate senza se, senza ma e senza contraddittorio possibile. Per cui i disastri naturali causati dal dissesto idrogeologico, dall'incuria e dalle sciocchezze umane (come appena accaduto in Germania dove hanno sbancato, cementificato alvei di fiumi e torrenti, disboscato senza criterio, costruito male argini e persino dighe ecc.) improvvisamente diventano colpe del climate change, il nuovo Totem gestito dai tanti Pierini presuntuosi e saccenti e al quale si sta facendo impiccare un Occidente sempre meno interessato a discernere bugie e verità.
Balle che trovano la politica afona, quasi disinteressata. Anzi no, a ben guardare, afona perché attentissima a non disturbare -con domande, dubbi e richieste di spiegazioni- le vestali del moderno mantra pseudoambientalista. Perché andare controcorrente è facile a dirsi, ma difficilissimo a farsi se si rischia di toccare interessi e santuari inviolabili. Meglio cincischiare con Zan e i diritti Lgbt, meglio azzuffarsi sui posti in Cda Rai, meglio dividersi sulle candidature future, meglio disquisire sulla necessità o meno di "pass" e mascherine o sulla obbligatorietà o meno delle vaccinazioni. Per dire la propria sul futuro e sull'energia necessaria ad una umanità che altrove cresce esponenzialmente, bisogna averci non solo qualche buona idea, ma soprattutto una visione del mondo. Ciò che distingue i Leader dai peracottari.