Implodono i Cinquestelle e lo Stellone italico mostra, una volta di più, tutta la sua forza di protezione. Affogano nella comica querelle del "qui comando io!" tra il Grillo padre padrone e questo "Giuseppi" che pensa di essere il più furbo. Implodono causa manifesta incapacità e per aver illuso prima e tradito poi milioni di italiani che avevano creduto, votandoli, di poter avviare una nuova e feconda stagione politica. Implodono ed è giusto così, perché una volta messi alla prova, mai si era vista una simile congrega di inetti, presuntuosi e arroganti cui s'attaglia alla perfezione quello "scappati di casa", che il sempreverde Cavaliere gli affibbiò a suo tempo.
Implodono i grullini (da grullo, ndr.) e l'Italia tutta, anche quella residuale e coi paraocchi che ancora un po' ci crede, tira un bel sospiro di sollievo. Anche perché in che razza di mani eravamo finiti e quale incredibile fortuna stiamo avendo a liberarcene trovando subito la disponibilità di Mario Draghi ci è confermato proprio dalle acrobazie parolaie dell'avvocato di Volturara Appula, classico esempio di vuoto pneumatico contrabbandato da statista. Personaggio, questo Conte, che ben corrisponde ad un preciso tipo nostrano, perfetto per le imitazioni di Crozza e onnipresente in qualsiasi epoca storica: pronto sempre a tutto pur essendo sostanzialmente buono a nulla.
Implodono questi pentastellati incerti e divisi sul come e da chi farsi guidare perché in verità l'unica cosa che loro interessa, dopo aver mangiato tutto il tonno delle scatolette e aver abbandonato ad una ad una le bandiere di tutte le loro battaglie, è il modo di mantenere la poltrona e i 15mila euro netti mensili che ne conseguono. Così che l'odierno dilemma Grillo o Conte altro non sembra essere che la trasposizione moderna del sempreverde "Franza o Spagna purché se magna".
Implodono e, nel mentre, quel che colpisce ed offende l'intelligenza non è tanto la zuffa interna, finta o reale, lo scazzo tra l'elevato e l'avvocato, ma la protervia parolaia e bugiarda con cui quest'ultimo ancora prova a ripresentarsi. Un vanitoso azzeccagarbugli di provincia, invaghitosi perdutamente del potere ottenuto per caso, che cerca disperatamente a rientrare nel gioco da cui si è autoespulso per somma infinita di presunzioni ed errori. Non si spiegherebbe altrimenti il tartufesco tentativo di intestarsi persino la nascita dell'attuale esecutivo. Una balla spaziale se soltanto ci si ricordi l'affannosa ricerca di "responsabili", con tanto di lusinghe e minacce, nei giorni della crisi del governo giallorosso.
Implode perciò, e finalmente!, il Movimento. Frutto di una stagione di sogni mutati in incubi. Così, con loro, con il capocomico incattivito e frustrato, con quella pletora di insulse mezze calzette si accinge al più classico degli oblii anche la meteora di Giuseppe Conte. Che, libero dalle cure di Casalino e nel chiuso della coscienza, troverà il modo di riflettere su quel che è stato leggendo uno di quegli urticanti aforismi che Roberto Gervaso ci ha regalato: "l'anonimato ha un vantaggio sulla popolarità: dura più a lungo!".