Crescere in fretta a Gioia Tauro· L'occhio del gatto/Il film/#decimaMusa


#ACiambra (Regia: Jonas Carpignano. Con: Damiano Amato, Pio Amato, Koudous Seihon. Genere: Drammatico)


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
08/10/2017 alle ore 19:51

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Cari Maperolisti, ammetto che, a leggere superficialmente la trama e l’ambientazione di questo film, non vi risulterà particolarmente attrattivo, soprattutto se desiderate un po’ di relax senza pensieri dal pomeriggio cinematografico.

Ma questa settimana ho deciso di tempestarvi di attualità, la più dura che c’è: dopo la periferia di Napoli, la camorra e i ragazzi difficili di ieri, vi parlo di un campo rom nei pressi di Gioia Tauro, quasi confinante con una tendopoli di immigrati richiedenti asilo, alle prese con lo strapotere calabro degli ‘ndranghetisti (indovinate chi ha la meglio?).

Però vi dico una cosa: salvo che non abbiate avversione per queste opere iperrealiste (allora molto spesso non apprezzerete i film di cui vi parlo), se siete dei cinefili veri, non mancate di vedere A Ciambra: anche solo perché è l’unico italiano candidato all’Oscar, quest’anno, e come miglior film in lingua non inglese.

Anche a Cannes ha avuto molti apprezzamenti. Per il taglio originale che il giovanissimo regista riesce a dare alla realtà profondamente contaminata che rappresenta. È capace infatti, da un contesto di totale degrado, di fare emergere figure eroiche, elevando sentimenti primordiali, in un racconto a tinte fosche, mai compiacente per nessun personaggio. Anche per quelli che sembrerebbero (a prima vista) i “migliori”.

Come Pio, protagonista quattordicenne della storia. Fa se stesso l’attore, un membro della famiglia rom degli Amato (come tutti gli altri, tutti con questo cognome, non professionisti, recitano in presa diretta): parlano dialetto calabrese stretto (ci sono i sottotitoli), vivono in un quartiere abbandonato alla periferia di Gioia Tauro, sono soggetti alle ‘ndrine dominanti, devono lottare come in una giungla pericolosa per sopravvivere lì.

I temi caldi affrontati senza fronzoli sono quello della convivenza tra diversi, in un mondo dove ogni valore può essere tradito; quello dell’amicizia tra diversi (Pio ed un ragazzo del Burkina Faso), in un mondo dove deve contare più la famiglia e l’appartenenza ad un gruppo di tutto il resto; quello della storia degradata del popolo rom, prima nomade e libero, ora stanziale e soggetto (alleato e complice) alle mafie locali. La figura più bella, quella che colora il film di tratti mitici, è il nonno, l’anziano Amato. Il nonno e il suo cavallo bianco, il suo calesse.

Il nonno e i suoi ricordi del tempo in cui si dormiva sotto le stelle e ci si cibava di ciò che dava la terra in quel momento abitata. Il nonno e i suoi principi da tramandare: “noi dobbiamo combattere contro tutti, difenderci da tutti”. Principi (discutibili certo) che danno un senso alle vicende poco umane del film.