Gender gap: Pillon contro l'Università di Bari



di Niccolò Monti
Categoria: Riflessioni e Parole
27/05/2021 alle ore 14:11



Il senatore della Lega, Simone Pillon, nelle scorse ore ha commentato in un post su Facebook una misura messa in campo dall'Università degli Studi di Bari che mira a incentivare l'iscrizione delle donne a determinati corsi di laurea. 

Il rettore Stefano Bronzini in un comunicato stampa del 20 maggio fa sapere, infatti, che nel nuovo regolamento delle tasse ci sarà un'iniziativa messa in campo dall'Ateneo volta a contrastare il "Gender gap", ovvero l'esistente divario tra uomini e donne nei diversi ambiti sociali. Dalla comunicazione si evince che: "In linea con il principio della parità di genere sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, le studentesse con ISEE non superiore a € 30.000 iscritte ai corsi di laurea in cui il tasso di frequenza femminile è al di sotto del 30% usufruiranno di una riduzione del 30% del contributo onnicomprensivo". I dati rivelano, infatti, che nonostante le donne iscritte costituiscano il 62% del totale, la percentuale si abbassa in maniera consistente per alcuni corsi di laurea come Informatica, Fisica e Scienze delle Tecnologie agrarie.

La decisione non è piaciuta al leghista Pillon, che su Facebook scrive: "È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, come ingegneria mineraria, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all'accudimento, come ostetricia". La società delineata dal senatore è quella in cui le donne, per loro natura, devono essere propense, in primis, all'accudimento, e solo in un secondo momento alla ricerca di un'occupazione. Riemerge così uno dei "cancri morali" del nostro paese: l'idea della donna come "custode del focolare domestico" che, cresciuta con l'unico sogno di trovare "il principe azzurro", deve rinunciare o limitare la propria carriera professionale in nome della "famiglia". Un'idea che Monica Vitti, in un'intervista con Enzo Biagi del 1971, criticò aspramente domandandosi: "Perché a una giovane donna, invece di dirle che è importante cercarsi un marito con cui costruire una famiglia, non le si dice che è necessario trovarsi un lavoro che le dia un'indipendenza finanziaria?". E a quarant'anni da quella domanda sembrerebbe che nessuno sia ancora in grado di darle una risposta.

Alle affermazioni di Pillon risponde indirettamente la consigliera per la parità di genere presso il Ministero del Lavoro, Serenella Molendini, che spiega come l'azione dell'Università sia legittima in quanto in linea con direttive europee e leggi nazionali. "Noi abbiamo un divario di genere occupazionale tra uomini e donne pari al 30%, e in Puglia sale al 70%. Questo avviene perché quasi sempre le donne scelgono percorsi universitari poco remunerativi e con poca offerta di lavoro. Il dato preoccupante è che c'è un forte gap in ambito digitale. E sappiamo che 9 posti su 10 saranno creati proprio in quell'ambito" aggiunge la dottoressa, facendo capire come tale operazione sia necessaria non tanto per l'oggi, in cui divario occupazionale in Italia è elevato, ma per un domani in cui, se le donne non saranno formate nell'ambito digitale, le percentuali relative al gap raggiungerebbero numeri ancora più preoccupanti.

In conclusione, Simone Pillon fa riferimento al ddl Zan scrivendo che con la sua approvazione: "agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i minuti necessari all'atto dell'iscrizione per poter beneficiare dello sconto". Il senatore, nonostante sia un avvocato e un parlamentare, dimostra di avere anche qualche lacuna in ambito giuridico. In Italia, infatti, il mutamento di genere e sesso anagrafico è regolamentato dalla legge 164 del 1982, secondo cui solo un giudice con una sentenza definitiva può disporre tale operazione. Pertanto, nessuno studente "maschio" dell'Università di Bari potrà svegliarsi "femmina" dopo l'approvazione del ddl Zan e richiedere le agevolazioni sulle tasse universitarie.

Se su tali affermazioni si basa il pensiero di un senatore della Repubblica, è necessario, dunque, ricordare un aneddoto di Andrea Camilleri. Il maestro assistette a una discussione tra Leonardo Sciascia e un suo amico che iniziava sempre le frasi con "Io penso". A un certo punto Sciascia lo interruppe e gli disse: "Simò, posso darti un consiglio? Tu dovresti riflettere molto prima di pensare".