Salvini non è Garibaldi, ma se consegna a Draghi il centrodestra può vincere la partita



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
21/05/2021 alle ore 09:31



Matteo Salvini ha una sola strada. Non può che fare come a suo tempo fece Giuseppe Garibaldi con lo storico "Obbedisco!" di fronte a Vittorio Emanuele II. Deve andare da Mario Draghi e consegnargli, senza indugio, la guida della coalizione di centrodestra. Spronando il professore a completare, anche nella prossima legislatura, il grande lavoro che ha appena incominciato. 

Questa che potrebbe sembrare una amenità, è la chiave per scardinare un sistematanto consolidato quanto a lui ostile e dare così alla larga maggioranza di italiani,non di sinistra o semplicemente non garantiti, la possibilità di riconoscersi finalmente in un progetto politico di ampio respiro e di sicuro futuro.   

Salvini non mancano i voti né una solida base sociale. Quel che non ha è una chiara legittimazione interna e internazionale. Gli manca cioè l'aggancio all'establishment, la considerazione da parte di quel Potere reale che lo vede ancora né più né meno di un rozzo e fastidioso inciampo. Un po' come quel Garibaldi che agli albori dell'epopea che portò all'Unità d'Italia era considerato un ladro di cavalli.     

Per governare stabilmente e, quindi proporsi anche in prima persona, il leader della Lega -avendo il tempo dalla sua- deve imparare dal passato e agire per gradi. Perché è sin troppo ovvio che, oggi o domani, un suo tentativo diretto sarà osteggiato duramente. All'esterno e all'interno come chiunque può già ben vedere se soltanto si vagli la improvvisa, melensa considerazione che avvolge la signora Meloni. Fatto che prefigura un confronto/scontro tutto interno sul quale già si scommette e che produrrebbe se non l'implosione quel ridimensionamento fisiologico capace di far tornare a sperare tutti quelli che già sanno di non avere chance.     

Con Mario Draghi dalla sua, con questa guida pragmatica e autorevole che tutti i circoli e i salotti che contano tengono in naturale considerazione, Salvini riuscirebbe ad assolvere ad un compito strategico, che lo consacrerebbe leader indiscusso e lo trarrebbe pure fuori dalle beghe della politica politicante. 

Un qual cosa di analogo a ciò che alla fine del secolo scorso D'Alema (allora consapevolmente "figlio di un Dio minore") individuò con la scelta di Prodi facendo sì che il centrosinistra si strutturasse ed occupasse tutto il possibile, financo a restare potere pur senza vincere le elezioni. 

Per questo è un errore blu indicare o spingere Draghi verso il Quirinale. Nonostante i ripetuti dinieghi ci può tranquillamente restare Mattarella. Il professore sta servendo la Nazione e serve al centrodestra per vincere, convincere e portarci fuori dalle secche. Dopo anche Salvini potrà giocare la sua personale partita.