Precipizio Pd, Enrico Letta le sta sbagliando tutte




Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
15/05/2021 alle ore 10:57



Enrico Letta, contro ogni pronostico, non ne sta azzeccando una. A metà tra il “maanchismo” veltroniano e le roboanti “rottamazioni” dell’odiatissimo Matteo Renzi, il suo “nuovo” Pd, invece di crescere, arranca e rincula. Incredibilmente.

Certo, era difficile pensare che il solo ingresso al Nazareno di “Enrico stai sereno” avrebbe risolto la crisi di proposta e di consensi che stava prosciugando il partito. Ancor più, però, lo era credere che avrebbe potuto far peggio dello sgangherato duo Zingaretti/Bettini. 

Rientrato da Parigi a furor di quegli stessi maggiorenti che pur l’avevano deriso, deluso e invogliato all’”esilio”, Letta è già adesso nella situazione più sconveniente, quella del commissario liquidatore.

“Ius soli” e il “voto ai sedicenni”, “chiusurismo” ostinato e l’alleanza con Conte, donne capigruppo e quote “rosa” svanite con il di più della legge Zan sbandierata e rivendicata nonostante i gravi dubbi di costituzionalità: il volenteroso Enrico ha provato e prova in ogni modo a sparigliare cercando visibilità per se e conflitto con Salvini

Ma questi suoi cavalli di battaglia, che avrebbero dovuto essere vincenti, si stanno rivelando brocchi, mediocre propaganda cui semplicemente nessuno più crede o scommette.

Il problema di Letta è che non riesce a cambiare (non può?) volto e natura ad un Pd che maneggia e magheggia da tanto, troppo tempo per risultare credibile ad ogni ennesima giravolta; che vive il potere per il potere senza porsi mai il problema di capire quali siano davvero sogni e bisogni e urgenze di una popolazione stremata che, oggi, chiede semplicemente di ricominciare a vivere.

È così che Enrichetto s’e’ incartato. In perfetta solitudine e senza che la nomenclatura l’aiutasse a scegliere e decidere. E quasi a completamento di questa sorta di gioco dell’oca ecco arrivare, in ultimo, il disastro delle indicazioni per le comunali d’autunno. RomaTorinoNapoli e anche Milano e Bologna nonostante l’incredibile ignavia di un centrodestra che sembra votato alla sconfitta senza provare a competere, restano comunque difficili da riconquistare.

È persino possibile che scelte civiche determinate e ponderate come quella di Carlo Calenda nella Capitale finiscano per terremotarlo del tutto un Pd incerto e indeciso che, fatto l’accordo con Conte,credendolo a capo di quel che resta dei grillini, se lo vede stracciare da Di Maio e dalla Raggi che ora sogna la riconferma.

Come anche a Bologna dove dopo tante chiacchiere sul “partito al femminile” è l’arcinemico Renzi a provare lo scherzetto, spedendo alle primarie piddine la tosta Isabella Conti che dicono possa davvero battere il candidato ufficiale della nomenclatura felsinea. 

Sostenuto formalmente ancora da tutti, ma senza una sua base e un suo peso specifico, il nipote diGianni Letta corre perciò il concreto rischio del capro espiatorio. Lui lo sa e si tiene pronto a rifare le valigie e tornare a rimirare la Senna.