È triste scoprire quanto vero sia il luogo comune “più si è ricchi, meno si dà in beneficenza”.
È triste scoprire che le persone che stanno contribuendo alla raccolta di fondi e di generi alimentari per “la spesa solidale” siano con pochi averi, spesso in difficoltà, provenienti dalla stessa classe sociale destinataria della beneficenza.
La risposta a questa triste quanto bella realtà, è forse più triste che bella: chi è povero capisce meglio il disagio e paradossalmente è più portato a fare del bene a terze persone.
Probabilmente la generosità di chi poco ha, innesca un meccanismo di comprensione vera, vicina alla realtà di chi non ha proprio: ecco allora che promuovere la cooperazione diventa un segnale di speranza e di sensibilità; un giorno in molti, forse, lo comprenderanno.
Chest’è