Il centrodestra non vuol governare le grandi città



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
06/05/2021 alle ore 20:18



Vero è che al ridicolo non c’è mai fine, ma neppure il Divino Otelma avrebbe potuto prevedere che questo centrodestra, che si dice prontissimo a governare l’Italia sull’onda di sondaggi che lo danno vincente con qualsiasi legge elettorale, non riuscisse ancora oggi ad esprimere una, che sia una, candidatura credibile nelle grandi città che in autunno saranno chiamate al voto. 

Roma come a Milano (ma anche a Napoli e a Torino!) Giorgia Meloni, Matteo Salvini e gli ectoplasmi che trattano in nome e per conto di Berlusconi, non solo non trovano l’accordo, ma nemmeno nomi spendibili, di livello, da contrapporre ad una sinistra che certo è terremotata e in crisi, e che però forse finirà per svangarla grazie a tanta insperata stupidità.

La lezione di Madrid col trionfo della Isabel Dìaz Ayuso e di tutto il centrodestra spagnolo che si è battuto con successo contro i lookdown della sinistra e per aprire il più possibile alla vita e alla ripresa economica, non sembra aver portato consiglio ai capataz nostrani. Nella capitale spagnola la giovane leader di quello che si presenta come lo schieramento alternativo ai socialisti di Sancez e ai pauperisti di Podemos ci mette la faccia, aggrega e vince largamente.

Al contrario a Roma la Meloni, che pure vincerebbe facile, si tira indietro, perché la macchina amministrativa capitolina fa spavento e senza conoscenza, capacità gestionali e nemmeno una classe dirigente adeguata finirebbe per bruciare in qualche mese quel favore dei sondaggi che tanto la sostiene. 

Ed è così che, mentre la destra cincischia, sta prendendo piede nella città Eterna un mugugno trasversale che individua in Carlo Calenda una concreta alternativa allo sfascio pentastellato e all’arroganza piddina. E il leader di Azione, che fesso non è, giorno dopo giorno occhieggia sornione ad una maggioranza incredula e assai scocciata dall’ignavia dei suoi tradizionali riferimenti politici.

Fatto che potrebbe replicarsi -paro paro- pure a Milano dove Salvini, nell’attesa di un caffè conFedez, non ha trovato di meglio che riproporre per palazzo Marino “mutanda pazza” Albertini, subito segato dai niet e dai distinguo degli alleati. A dimostrazione che l’unità di intenti è sempre predicata e mai praticata. 

Finirà che Capitale d’Italia e Capitale morale abbandonate e tradite da chi invoca un giorno si e l’altro pure “elezioni subito” si consoleranno con l’arrivo di Mourinho alla A.S. Roma o con la celebrazione del 19* scudetto all’Inter. Quanto alla auspicata svolta politica, si dovrà guardare altrove oppure se ne riparlerà tra cinque anni. Forse