Risarcimenti & Vaccini. È su questo che Draghi si gioca la credibilità



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
12/03/2021 alle ore 16:44



Un decreto legge e non un dpcm è la novità. E però, rosso o arancione che sia, si chiude di nuovo. Morale: non è ancora vero che tutto è cambiato seppur non è nemmeno vero che tutto è com’era.

Di vero c’è che siamo ancora blindati come un anno fa, reclusi e distanziati, privati dei nostri diritti e col racconto del terrore che a tutte le ore invade le nostre case e penetra le nostre menti. 

Di vero c’è che l’inezia e l’incapacità di qualche signor nessuno ci hanno fatto perdere troppo tempo. Col di più dei dubbi che adesso s’addensano anche sulla qualità dei vaccini, sulla loro sicurezza. E con una  Unione europea che proprio nel momento del bisogno riesce a dare il peggio di se. 

Ma di vero, drammaticamente vero, c’è soprattutto questa crisi che continua a colpire milioni di non garantiti, ovvero tutte quelle categorie costrette a non lavorare dalla pandemia e che per questo devono, subito!, essere risarcite. Risarcite di tutte le perdite subite, non ristorate (cioè prese in giro!) con pochi spiccioli. 

Draghi, che fesso non e’, lo sa bene. Sa che quasi il 50per cento della nostra forza lavoro è in condizioni economiche critiche se non disperate. Così non ripercorre la strada del dpcm, ma decide di varare un decreto legge. Per poter chiedere al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio e, quindi, avere altri soldi da utilizzare.

Tra le righe di questo suo primo discorso pubblico è chiara pure la richiesta dell’ultimo sforzo. Mentre è significativamente annunciata l’accelerazione nella campagna di somministrazioni dei vaccini. Acquisire più vaccini possibili e provvedere a immunizzare la maggior parte della popolazione è l’altra parte della sfida cui l’ex banchiere nominato premier non può sottrarsi.

Perché pure lui, con tutti i meriti pregressi e riconosciuti, con tutta la buona volontà e la fiducia che lo circonda, sarà giudicato non per ciò che ha imparato a dire, ma per quello che ha saputo fare.