“Si intravede una via d’uscita non lontana”: è una sorta di discorso alla Nazione, quello con cui Mario Draghi risponde alle attese. Asciutto e sobrio, l’esatto opposto del pomposo e leguleio predecessore di cui abbiamo dimenticato il nome, il presidente del consiglio sfodera un metodo di comunicazione che se non unico, nell’Italia della politica è piuttosto raro.
Dice cioè cose chiare, non per forza tutte condivisibili, ma chiare. E per questo sorprende. Perché nessuno è abituato a sentire, e men che meno da un presidente del Consiglio, una frase del genere: “non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile”.
Una sorpresa di verità e una perentorietà che ha favorevolmente colpito quelli come noi che s’erano appena sorbiti, dal divano di casa (in forza di coprifuoco!), la confusa bolgia sanremese su rai uno e il cupio dissolvi del Pd zingarettiano su canale 5.
Parla Draghi e quel che dice sembra proprio che lo voglia realizzare. Niente vedremo e faremopiuttosto che “servono scelte meditate, ma rapide”. E sentendolo e guardandolo si apre un mondo con dentro idee, progetti, desideri e tutto quello che è necessario per farla finita con questo incubo e tornare a vivere finché ci sarà concesso.
È sembrato pure meno faticoso, meno dolente ascoltare che “la situazione sta peggiorando” perché a dircelo non è stato quel mortimer di Speranza che poco prima aveva squittito sulla difficoltà di “piegare la curva” (l’ha detto davvero!), ma questo signore austero e nient’affatto spocchioso.
Uno che, vivaddio!, ha anche premesso e scandito che “il governo ha più responsabilità dei cittadini”.
Ecco perciò la sensazione di positiva attesa. Che lo spartito sia diverso l’ha dimostrato con la rapidarimozione di alcuni incapaci. E se è vero che manca ancora qualcosa, la musica che si ascolta è diversa. Non c’è la data di uscita dal tunnel, è vero. Ma con questi sette minuti di realismo in diretta oggi è più facile credere che “si potrà uscire dall’emergenza”. Se il buongiorno si vede al mattino...