Un obiettivo chiaro. Con un countdown. Deve fare anche questo Mario Draghi. Forse soprattutto. Deve ridare fiducia, deve provvedere ai sostegni all’economia e deve assicurare capacità vaccinale. Ma dovrà pure indicare agli italiani una data. Ovvero cerchiare di rosso un giorno sul calendario in cui quest’assillo possa avere fine.
Zero chiacchiere e decisioni rapide stanno già facendo capire a tutti come l’aria sia cambiata. Non ci stanno più le stucchevoli dirette facebook piene di like ai “diremo” “vedremo” e “faremo” che lasciavano poi sempre le cose com’erano. Adesso è tempo di quel silenzio operoso che è tutto ciò che serve e dà frutti.
L’esempio ultimo, eclatante e un po’ sottaciuto, è quello avvenuto con il blocco
repentino all’export di partite di vaccini AstraZeneca destinazione Australia. Da tempo non si vedeva una Italia tanto determinata a far prevalere il suo interesse nazionale. Come a voler rimarcare che l’assenza di certi risibili apprendisti stregoni, tutti chiacchiere e distintivo, possa produrre risultati anche insperati.
È doveroso che Draghi si consulti, ascolti, ponderi, fissi paletti e obiettivi quotidiani e settimanali. E siamo abbastanza certi che lo farà. Alla fine, però, è una benedetta data quella che dovrà decidere. Proprio per far partire il countdown della rinascita.
Dovrà farlo con leggerezza, senza stress. Anzi. Magari allo stesso modo in cui si contano i giorni (con tanto di maxischermi nelle piazze!) che separano da una ricorrenza o da un grande avvenimentoculturale o sportivo.
È evidente che gli italiani non ce la fanno più, che stanno andando fuori di testa con il bombardamento quotidiano, incessante di curve, varianti, infetti, morti, restrizioni e virologi. Ecco perché una data è necessaria. Per indicarci la fine dell’incubo pandemia. E farci finalmente tornare a vivere.