Il cartaro resta Matteo Renzi, ancora una spanna su tutti gli altri protagonisti. Ma è da adesso, da questo secondo giro chiesto e ottenuto da Mattarella, che ne parrà della sua nobilitate per dirla con Dante!
Da adesso in poi il Gianburrasca toscano ha a disposizione una duplice opportunità: vivere l’oggi o disegnare il futuro.
L’inutile, incomprensibile Fico, terza carica di questa Repubblica delle banane ed esempio plastico di come si sia caduti in basso, esplorerà quel che già si sa. E cioè che i terrorizzati grillini e gli incapaci piddini vogliono anzitutto evitare il voto e mantenere le poltrone.
Dopodiché, a dimostrazione ulteriore di complessiva inadeguatezza, chiederanno pure di tenersi questo Conte, l’avvocato che nessuno ha votato (con tutto il caravanserraglio mediatico dell’ex gieffinoCasalino al seguito!), offrendo a Italia Viva un ministero di peso, qualche nomina nelle partecipate e,Usa permettendo, una spintarella per cercare di piazzare lo stesso Renzi alla Nato.
Ovviamente il tutto condito da un bel programmone, ne’ più ne’ meno del precedente, con cui l’Italiadovrebbe affrontare l’emergenza sanitaria, sociale ed economica: una montagna di panna rancida che dovrebbe ingolosire Il bastian contrario toscano. Che in effetti, abdicando alla possibilità di tornare politicamente centrale (magari fidando nei petrodollari di Bin Salman!) potrebbe anche accontentarsi, acchiappare l’acchiappabile e vivacchiare fino al 2023.
Potrebbe o, magari, no. Perché, per il senatore di Rignano, un’altra strada è possibile. Quella della vera rivincita. Quella che lo porterebbe, in un sol colpo, a favorire la nascita di un governo Draghi o Cartabia e diventare il vero costruttore di un esecutivo “dei migliori” che potrebbe portarci fuori da questa infinita tempesta.
Un governo con cui Renzi si libererebbe, non solo dei presuntuosi Conte e Casalino che l’avrebbero volentieri asfaltato, ma anche dei Bettini, degli Speranza, degli Arcuri e di tutta la livorosa compagnia piddina che sogna da tempo di brindare sulle sue spoglie. In tal caso, è chiaro che il vino andrebbe di traverso anzitutto a Massimo D’Alema.