Dalla crisi americana ci guadagnerà solo il Dragone




Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
08/01/2021 alle ore 16:13



Vince la Cina. Perdono gli Stati Uniti. Nel senso che la prima si propone agli occhi del mondo quale guida sicura proprio mentre quegli altri si frantumano e autodistruggono mettendo anche in discussione modello politico e di sviluppo.

Al netto del profluvio di “indignazione” e “sgomento”, con tanto di chiacchiere sulla “democrazia sotto assedio”, di video più ridicoli che truci, di messaggi e tweet e post che hanno accompagnato e seguito la presa del Campidoglio di Washington (con 4 morti!) da parte dei confusi, tronfi e scalmanati sostenitori di Trump, resta il fatto che gli americani, pur ancora carichi di capacità militare ed economica, non sembrano più in grado di vantare la forza dell’esempio

I “ludi postali”, con le accuse di brogli a seguire, hanno certamente consentito ai democratici di Joe Biden di ribaltare il voto dei seggi elettorali favorevole a Donald Trump, ma alla fine hanno spaccato verticalmente e, forse, definitivamente, l’Unione come mai dalla guerra di secessione era accaduto. Con il di più di un mondo intero che questo sconquasso lo ha visto in diretta.

Così, mentre a Washington annaspano e si domandano intontiti se quanto è successo sia il prodromo di un incendio più grave, dall’altro lato del Pacifico senza colpo ferire, senza minacciare guerre o sanzioni, agevolata financo da una pandemia autoprodotta di cui nessuno l’accusa, la Cina di Xi Jinping si frega le mani e si propone come nuovo, diverso e vincente esempio di stabilità e sviluppo.

Una maniera addirittura opposta al “sogno americano” e al sistema di pesi e contrappesi che regola le democrazie, ma non meno incisiva. Tant’è che sono già dovunque, pure sull’altra faccia della Luna. Ed hanno poi un mercato così enorme da attirare chiunque (a cominciare da tedeschi e francesi) nonché capitali sempre pronti ad essere investiti ovunque.

Nulla può spiegare meglio la Cina a noi occidentali della recente sparizione di Jack Ma, il ricchissimo proprietario di Alibaba che, all’apice del successo, si è fatto sfuggire qualche velata critica al regime.

Chiunque, nella terra del Dragone, se ci sa farepuò diventare l’uomo d’affari più ricco oppure, se ne ha le capacità, può scalare i gradini del Partito unico sino a governare la Nazione più popolosa al mondo: nessuno mai potrà fare entrambe le cose ne’ muovere critiche al regime! Chiaro no?

L’indebolimento e la crisi del colosso americano erano già state captate da tempo a Pechino. Per questo gli attacchi reiterati di Trump erano stati pazientemente schivati o parati. Certo serviva qualche altro scossone per allargare ancor di più la sfera d’influenza. Ora è arrivato.