“Cambiamo ciò che va cambiato” scandisce Mattarella nel suo discorso di fine anno. Lo dice a nuora, gli italiani, perché suocera, la politica, intenda.
Le interpretazioni, le spiegazioni, le sfumature offerte da frotte di imbeccati “quirinalisti” usi al copiaincolla, alla fuffa e all’ovvio, anche stavolta provano a omettere la sostanza. Che tuttavia è chiara e semplice, forse persino al di là delle intenzioni: bisogna voltare pagina!
Ritto davanti ad una Nazione che soffre, brinda e sorride amara, chiusa in casa nell’anno più buio di sempre, il Capo dello Stato con quel “cambiamo ciò che va cambiato” da’ voce al malcontento che serpeggia da Bolzano a Trapani e da’ quindi l’avviso di sfratto ad un Governo mostratosi del tutto incapace di gestire l’emergenza pandemica.
Il “Giuseppi” apparso dal nulla e rintanato a palazzo Chigi da due anni, con la sua boria perbenista e la pochette sempre perfetta, ha dimostrato a iosa di non avere ne’ stoffa ne’ statura e men che meno visione.
Un parvenu della politica tenuto a galla dai calcoli (errati) e dalla paura (elettorale), uno mai stato non dico nocchiero, ma neppure mozzo è bene che saluti e lasci ad altre e più capaci mani la responsabilità del timone, per non far schiantare la nave.
All’alba del suo ultimo anno al Colle Mattarella pare averlo capito e non se l’è sentita, non ha voluto negarla la cruda realtà sotto gli occhi di tutti. Così, seppur ovunque e prontamente silenziata, quella frase è entrata nelle case degli italiani: “cambiamo ciò che va cambiato”. Per tornare a vivere e a costruire il nostro futuro.