Due morti, alcuni feriti e svariati appelli alla Regione Abruzzo non sono bastati. L'emergenza cinghiali a Treglio è diventata ormai cosa seria e il sindaco del piccolo comune alla periferia di Lanciano passa dalle proteste alle accuse.
“Vergognosa, sfuggente e immobile”, ha definito Massimiliano Berghella la governance regionale. La polemica politica non c'entra affatto: qui c'è un problema reale, con cittadini terrorizzati, con alcuni che ci hanno rimesso la vita ed altri gravemente feriti.
L'ultimo in ordine di tempo è un meccanico 41enne che, di ritorno a casa poche sere fa, è stato travolto da un cinghiale appena dopo essere sceso dall'auto accanto alla propria abitazione. E'ricoverato in ospedale con una prognosi che parla di una frattura alla gamba e varie contusioni. Ne avrà per 15 giorni, ma adesso teme per sua figlia di soli 2 anni: se dovesse ripetersi l'attacco di un cinghiale è chiaro che i rischio maggiore lo correrebbero i più piccoli.
E'la ragione per cui il sindaco si è detto stanco di “raccogliere denunce e paure di cittadini aggrediti dai cinghiali o che magari sono rimasti feriti nei più disparati incidenti”. E accusa: “Quello che sta succedendo è dovuto all'immobilismo e all'inconcretezza della Regione Abruzzo, sfuggente e sorda”.
La Regione, aggiunge il sindaco, “ha ignorato e sta ignorando da tempo i problemi sollevati dai sindaci: quello della devastazione delle colture e quello dell'emergenza incidenti stradali, e non solo, creata dai cinghiali, che sono in sovrannumero e che ormai stanno invadendo ogni angolo di territorio. Ci sono stati riunioni in Prefettura, in Provincia, in Regione sulla questione”.
In passato la Giunta D'Alfonso aveva promesso norme e risorse, come la modifica del Regolamento venatorio, “ma non ha fatto alcunché eppure, a Rocca Pia, è morto un consigliere comunale di 38 anni; a Bomba è morta una mamma che stava tornando a casa dopo una notte passata in fabbrica a lavorare” aggiunge.
Ma il corto circuito tra territorio e politica si è registrato quando alcuni sindaci della provincia di Chieti dopo una serie di incontri, avevano emanato un'ordinanza di abbattimento, bocciata dalla Prefettura in quanto ritenuta “non urgente e contingibile”.
E ciò che è più grave è che mancato proprio l'anello che dovrebbe interloquire tra Prefettura e cittadini, ovvero la Regione.
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