Diane fa Diane· L'occhio del gatto/Il film/Appuntamento nel parco/#decimaMusa


il film, leggero e capace per trama e ambientazione di farvi passare due orette spensierate, è davvero poco credibile proprio per la presenza di Diane


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
01/10/2017 alle ore 09:58



#AppuntamentoAlParco (Regia: Joel Hopkins. Con: Diane Keaton, Brendan Gleeson, James Norton, Lesley Manville, Simon Callow, Alistair Petrie, Jason Watkins, Rosalind Ayres, Will Smith, Brian Protheroe. Genere: Drammatico).

Cari Maperolisti, mi sono accorta che il film è già andato via dalle sale abruzzesi, quindi penserete che io sia in ritardo. In effetti, è uscito da più di dieci giorni ma davvero poco è rimasto nei cinema della regione. E poi la scorsa settimana ho preferito sostituire al film (che sarebbe stato questo) il mio punto di vista sul bellissimo libro L’arminuta (e non credo di avere sbagliato: ho capito che avete condiviso il mio sincero entusiasmo!).

Ad ogni modo, se non volete perdere l’ultima fatica della mitica Diane Keaton e siete appassionati di questa attrice, passata indenne dagli anni settanta ad oggi (quasi immutata, forse un po’ troppo rigida per certi contesti, come vi dirò), cercate il film oltre confine. In realtà, anche se io stessa ho scelto di vederlo soprattutto attratta dalla presenza dell’attrice (una che può annoverare tra i suoi ex Woody Allen, Warren Beatty e Al Pacino non può considerarsi “normale”), posso dirvi che il film, leggero e capace per trama e ambientazione di farvi passare due orette spensierate, è davvero poco credibile proprio per la presenza di Diane.

La storia è ambientata in un sobborgo settentrionale di Londra, case di mattoni ottocentesche, un grande parco, botteghe deliziose, appartamenti di lusso, signore per bene impegnate solo in petizioni per garantire una pacifica e civile vita di quartiere. Tra queste c’è la protagonista, da poco rimasta vedova: pur vivendo in un condominio per soli ricchi, ha sempre più pressanti difficoltà finanziarie, non aiutate dal fatto di essere una “moglie di professione” (lo dico in senso deteriore, una di quelle fortunate donne che possono permettersi di non lavorare o lavorare poco tutta la vita, garantite da un marito “sicuro” come una buona polizza!) abituata a non fare assolutamente nulla di concreto se non volontariato e distribuzione di volantini e colazioni con le amiche.

Insomma, Emily (questo il suo nome) è del tutto fuori contesto nell’inaspettato rapporto (di amore, amicizia affettuosa, semplice attrazione fisica per il buon selvaggio?) che insatura con Gleeson, un irlandese burbero che vive nel parco del quartiere in una (romantica) baracca cibandosi di ciò che la natura gli offre. Il racconto poi, un po’ banalmente, descrive la battaglia per salvare la baracca dalle mire espansionistiche dei soliti immobiliaristi incravattati: lei e lui schierati insieme contro i cattivi edificatori, contro le odiose ormai ex amiche di Emily (sconvolte per le sue scelte controcorrente in fatto di uomini: come si può preferire un barbone ad un rassicurante commercialista?), contro l’invadente figlio di Emily, contro la società borghese che, tutta, trama in direzione opposta alla loro liaison.

Bene. Il punto è che lo spettatore, anche il più benevolo, non può non sentire una nota stonata in una signora di (oltre) mezza età vestita all’inglese (rigoroso: camicette bianche chiuse fino all’ultimo bottone, giacche blu maschili, cappottoni ampi, cappellini anti pioggia) che saltella non molto atleticamente tra gli alberi accanto a un uomo che ha scelto di stare fuori dalla società, ostinatamente (barba lunga, vestiti a strati, scarpe vecchie), che mangia pesce pescato con la lenza in uno stagno e che si scalda con un vecchio forno adibito a stufa.

Insomma, Diane ce l’hanno voluta mettere a forza, secondo me: perché una donna più “morbida” e almeno all’apparenza anticonformista sarebbe stata infinitamente più nel personaggio. Già. Perché lei, in quel personaggio, non ci entra mai: semplicemente si limita a “fare se stessa”. Voi mi direte: chi non avrebbe questa presunzione dopo i suoi gloriosi trascorsi? È per questo che in fondo l’ho perdonata.