Abruzzo, niente fondi per le attività nei centri storici


Per i capoluoghi abruzzesi nessun riconoscimento del contributo a fondo perduto per le attività economiche e commerciali



Categoria: ABRUZZO
19/11/2020 alle ore 19:30



Le città capoluogo abruzzesi escluse dai contributi ristoro del Decreto legge 104 del 14 agosto.

L’agenzia delle entrate, sulla base dell’articolo 59 del decreto legge n. 104 del 14 agosto scorso, dal 18 novembre e fino al 14 gennaio 2021 accoglie le domande degli esercenti di attività commerciali ed economiche nei centri storici delle città capoluogo per il ristoro a seguito del covid-19.

In particolare il decreto legge concede contribuiti a favore di esercenti di attività di beni e servizi nei centri storici, sulla base della rilevazione di dati statistici per presenze turistiche di cittadini residenti in Paesi stranieri.

L’elenco delle città capoluogo ammesse dal governo comprende, oltre a città di riconosciuta attrattività turistica, come Roma, Milano, Firenze, Venezia, anche città di modesto rilievo culturale e turistico, come Bolzano, Ragusa, Verbania, ma nessuna delle quattro città capoluogo abruzzesi è presente!

Alla prima osservazione sembra essersi trattato di una dimenticanza o di uno scarso controllo da parte dei parlamentari regionali, ma se la lista delle città individuate fosse rispondente ai dati statistici e non fosse modificabile, allora sarebbe doverosa un’autocritica da parte della regione e dei comuni, che hanno esaltato il dato delle presenze turistiche in Abruzzo, che però i dati in possesso del governo ha smentito.

Di sicuro questi contributi a fondo perduto in questo momento così difficile sul piano sanitario ed economico, sarebbero stati utili e necessari a fornire una boccata d’ossigeno alle migliaia di esercenti dei centri storici delle città abruzzesi, che rischiano il fallimento.

C’è da augurarsi che il presidente della regione ed i sindaci di Pescara, L’Aquila, Chieti e Teramo facciano sentire, una volta tanto all’unisono, la loro voce a tutela delle migliaia di operatori commerciali dei centri storici, che rischiano in un periodo drammatico del genere la chiusura delle loro attività.