In Abruzzo il covid non va di moda


Fuori mercato la collezione invernale 2020. E sarà cosi' anche per la collezione primavera-estate 2021


di Raffaele Giansante
Categoria: ABRUZZO
09/11/2020 alle ore 19:19



In Abruzzo alla voce moda ci sono ben 1300 imprese. Ma a tutt’oggi questo segmento economico sembra dimenticato. Il tutto a fronte di un calo di fatturato in questo 2020 che sfiora il 60 per cento, preannunciando un 70 per cento per la collezione primavera-estate 2021. Tessile, abbigliamento e pelletteria, secondo Federmoda- Cna, pur essendo un comparto di grande rilevanza , economica e di immagine, sulla bilancia commerciale del nostro paese, rappresentando da sempre un biglietto da visita di prestigio dell’Italia nel mondo, sono rimaste ai margini degli interventi da emergenza Covid. Lo dice il presidente regionale Giovanni Di Michele.

La filiera della moda, particolarmente diffusa e vivace nel territorio teramano, ma con presenze significative anche in altri territori, nella nostra regione raggruppa circa 700 aziende dell’abbigliamento, 300 della pelletteria, 250 del tessile, 55 del calzaturiero. E se è vero che due soli sono i grandi gruppi da oltre 200 dipendenti ciascuno e fatturati che superano i 50 milioni di euro, è vero anche che una settantina di imprese superano i 10 dipendenti (con fatturati fino a 50 milioni) ed il resto è un patrimonio di micro imprese fino a 9 dipendenti e 3 milioni di fatturato.

«Un sistema vitale ma fragile – osserva ancora Di Michele – che risente delle incertezze gravissime provocate dalla crisi che la pandemia ha generato. Servono misure come una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi a partire da gennaio 2021, l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021, agevolazioni fiscali sull’acquisto di prodotti made in Italy nel nostro Paese. »

A colpire duramente il settore, poi, ci si sono messi tempi e modi con cui la crisi da Covid 19 ha colpito: «Forse è bene ricordare, come hanno fatto il presidente e il responsabile nazionale Marco Landi e Antonio Franceschini, che la vita produttiva delle aziende di moda è organizzata sulle collezioni autunno/inverno e primavera/estate. La pandemia, e la conseguente progressiva chiusura del traffico di persone a livello internazionale esploso a fine febbraio in Italia, ha determinato l’interruzione della campagna vendita invernale. Nello stesso momento erano in corso le consegne della primavera/estate 2020, e in questo caso la merce inviata dalle aziende o non è stata ritirata oppure è stata ritirata dai negozianti, che dopo pochi giorni hanno dovuto chiudere per il lockdown. Ma mentre nel primo caso i fornitori sono stati pagati, nel secondo sono state concesse dilazioni di pagamento. E adesso dobbiamo pure fare i conti con le previsioni per la seconda ondata, che genererà un calo di fatturato per il 2020 che si stima dal 35% al 60%,e su una ulteriore previsione sulla primavera/estate del 2021che va dal 50% al 70%».