Chiudono, perciò. Chiudono perché, non sapendo quel che fanno, ci rimettono agli arresti domiciliari dopo aver provocato proprio con la loro inefficienza, incapacità e strafottenza l’impennata di ritorno del virus.
Chiudono, anche se avrebbero potuto (e dovuto!) farlo prima e invece cercano di scegliere il momento politicamente più favorevole, col moltiplicarsi esponenziale dei contagi: più paura e meno proteste è ciò che sperano, mentre il malcontento monta ovunque.
Chiudono sull’onda della psicosi che riversano nelle nostre case dagli schermi televisivi, in concomitanza con quella “seconda ondata” annunciata ad ogni ora, da settimane, da chi tutto conosce di questo virus e della pandemia, eccetto la cura.
Chiudono perché, con questi numeri e col 95 per cento di asintomatici, il tracciamento è impossibile mentre gli ospedali si saturano; perché anche i francesi e i tedeschi lo fanno (ma loro lasciano aperte scuole e lavoro!);
e perché nella terra governata da queste mediocri controfigure di pinocchio, pulcinella e arlecchinopare che oramai si possa morire di tutt’altro (così come purtroppo accade per 1770 italiani ogni giorno!), ma non si può morire di Covid.
Chiudono perché per ben cinque mesi lorsignori, con stuolo di esperti e consulenti al seguito, se ne sono bellamente impipati di provvedere alle urgenze, rimirandosi nello specchio delle loro brame, convinti che questa pandemia li avrebbe incollati alle poltrone.
Chiudono perché mentre quel genio del ministro Speranza scriveva un libro (dov’è finito?) su quanto fosse stato bravo ed efficiente e il suo consulente Ricciardi smaltiva la bulimia da dichiarazione, gli ospedali non venivano potenziati, i presidi medici non venivano rafforzati così come le terapie intensive e la rete dei medici di famiglia.
Chiudono perché Conte e Arcuri per mesi non hanno fatto nulla di quel che hanno promesso in decine di conferenze stampa per potenziare i servizi di prevenzione e assistenza non riuscendo nemmeno ad assicurare i necessari strumenti sanitari.
Chiudono perché invece di mettere qualche miliardo per affittare le strutture alberghiere orfane di turismo e farne ricoveri per quei contagiati con modesti sintomi che non hanno (e sono tantissimi!) la possibilità di curarsi in casa, hanno preferito far intasare i pronto soccorso e le degenze di mezza Italia.
Chiudono perché era più che scontato, ma non per la Azzolina e la De Micheli, che con milioni di studenti e lavoratori ogni giorno in giro, senza moltiplicare treni, tram, metro e bus, senza sanificare i mezzi e senza aumentare i controlli, il virus avrebbe ripreso a galoppare.
Chiudono perché tutto quel che è stato richiesto ai gestori di ristoranti, palestre, centri estetici, bar, cinema e teatri -ovvero ogni sorta di onere e di spesa per distanziare e sanificare- non è mai valso se il datore di lavoro è lo Stato.
Chiudono perché ci vuole la rubiconda faccia di Gualtieri per non sapere che i “ristori” al 10 o 20 per cento del fatturato di coloro cui viene imposto lo stop sono l’equivalente di un’aspirina per un malato terminale.
Chiudono perché, presuntuosi e incapaci come sono, stanno attaccati al virus come patella allo scoglio, scrutano i sondaggi e prorogano il blocco dei licenziamenti sperando che a Bruxelles la Merkel riesca a sbloccare i fondi promessi.
Chiudono ancora, perciò. Perché sanno solo di non sapere quel che fanno. E sono imperdonabili.