Pescara soffre il Covid più di altre città. Accade perché a Pescara la ristorazione negli ultimi anni è diventata economicamente trainante. Ma adesso l’ultimo DPCM rischia di annullarne la spinta propulsiva. Lo afferma il direttore della CNA di Pescara, Carmine Salce “In una città come Pescara dire che i locali della ristorazione devono chiudere alle 18 non ha senso: tanto varrebbe dire direttamente “non aprite”.
Secondo Salce “In presenza di un provvedimento generalizzato, come quello illustrato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non resta che chiedere al Governo di modificarlo drasticamente, oppure di prevedere subito per le attività colpite la cancellazione di tasse nazionali e tributi locali, oltre a un sostegno consistente per i vari costi d’impresa.”
Sempre secondo Salce “Alcune decisioni assunte già con i provvedimenti dei giorni scorsi, come la limitazione delle presenze degli avventori nei locali a non più di quattro per tavolo, avrebbero consentito di gestire in modo sicuro le presenze, a pranzo come a cena. E invece si è voluta scegliere una strada incomprensibile, perché appare ben poco logica.”
Salce ha affrontato poi l’annunciata restituzione delle deleghe in segno di protesta da parte dell’assessore regionale alle Attività Produttive , Alfredo Cremonese. Secondo Salce “Di fronte a un momento così drammatico è il caso di restare tutti al proprio posto, mantenendo alta la soglia dell’attenzione, facendo fronte comune per tutelare la salute dei cittadini e le attività produttive, coinvolgendo ancora più fortemente le associazioni d’impresa nella gestione dell’emergenza.”