Se Giorgia Meloni non ci ripensa è Carlo Calenda ad avere la strada spianata per il Campidoglio



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
22/10/2020 alle ore 11:09



Se Giorgia Meloni non dovesse ripensarci, è evidente che la partita per il Campidoglio si farebbe davvero complicata per patrioti o aspiranti tali. 

Perché Guido Bertolaso può certo essere un ottimo nome da ticket, da supporto. Ma lo è meno se lanciato da solo, allo sbaraglio e per di più alla guida di truppe apatiche. 

Tra l’altro è un film già visto. E la maggiore qualità dell’ex capo della Protezione Civile, non essere cioè un leader politico ma un capace facitore, in questo caso muterebbe, come già accaduto, nella sua maggiore fragilità. 

Soprattutto trovandosi a competere con la candidatura di un Carlo Calenda, essa si!, politica e squisitamente obliqua. 

La rincorsa del nipote del regista de “Lo Scopone Scientifico” non terremota infatti solo una sinistra capitolina che esiste oramai per spartire potere e poltrone e i cui scheletri affiorano da tempo lungo tutto il corso del Tevere, ma in verità spariglia a tutto campo ponendo un problemone di rappresentanza anche al centrodestra. Che sta prendendo sottogamba la sfida di Roma,

che afferma di voler vincere, ma che in verità non trova il coraggio di giocare la partita sino in fondo.  

Sorvolando sul fatto che sia andato da quell'ameba di Fabio Fazio a farsi benedire, come a voler lisciare la platea finto buonista pariolina, il leader di "Azione" -irriso e colpevolmente snobbato- si è chiaramente mosso per tempo, sfruttando i veti e le paure che tengono in stallo gli scudieri del duoBettini/Zingaretti, la penosa cocciutaggine 

della inutile Raggi nonché gli amletici dubbi della destra romana.

Cosicché la leader di FdI, data largamente vincente nella sfida della Capitale contro qualsiasi avversario, ove non dovesse ripensarci, non farebbe altro che spianare la strada proprio all'ex ministro dello Sviluppo economico. 

Il quale mostra di non essere né uno sprovveduto né un "cialtrone" (la definizione è sua!), ma un politico che soppesa rischi e benefici. Tant'è che, dopo aver provocato il Pd capitolino che ancora non sa che pesci pigliareha già indossato i comodi panni del candidato trasversale, autonomo e indipendente, lontano dalla mediazione dei partiti e interessato a parlare a tutta la città. 

Una strategia chiara. Precisa. Che tende a sottrarre consensi non tanto a sinistra dove, obtorto collo i più saranno costretti a votarlo, quanto proprio al corpaccione moderato della Città Eterna stordito, perplesso e infine schifato dalla sbornia grillina. 

Calenda che ha acquisito competenze e una decisa qualità espositiva, in sostanza, ha capito che può divenire il collettore di un più largo consenso dopo una stagione di cocenti delusioni e speranze tradite. Su questo punta tutte le sue carte. 

A meno che, per l'appunto, Giorgia Meloni non riesamini la situazione. Rifletta. E, ad una valutazione un po' più attenta, convenga sul fatto che un conto è fare (tra qualche mese!) il Sindaco della Capitale e in quella veste ricevere anche il prossimo presidente Usa in visita in Italia, altro conto è aspirare, legittimamente, alla poltrona di premier (ma tra tre anni!) per riuscire, in seguito, a farsi invitare alla Casa Bianca