Ma chi è che dà i numeri? In pieno Covid in Abruzzo abbiamo moltiplicato gli occupati


I nostri risultati secondo l'stat sballano i conti. Qualcuno si chiede se sia proprio cosi


di Raffaele Giansante
Categoria: ABRUZZO
30/09/2020 alle ore 17:35



Poi dice che uno non deve credere ai miracoli. Vediamo un po’ se mi prestate attenzione.

Parleremo di numeri. Quelli della congiuntura economica. Tutti sappiamo più o meno come stiamo combinati. Ci siamo passati tutti per il Covid e le sue conseguenze. E ci facciamo coraggio, rigorosamente senza pacche sulle spalle, per quello che verrà. Ed ecco che l’Istat ci racconta un Abruzzo da isola che non c’è.

L’analisi congiunturale ( che brutta parola ) tra il primo trimestre di quest’anno e il secondo ( avete presente, siamo nel pieno della grande paura ) dice che in aprile-maggio e giugno in Abruzzo gli occupati sono aumentati di 10 mila unità. Tradotto in percentuali, come sanno fare gli economisti, siamo a un incremento del 2,2 per cento, mentre nel resto d’Italia facevano i conti con un meno 1,5 per cento.

Calma. Aldo Ronci è uno studioso di queste cose. Produce report per la CNA da anni. Ma questa volta dice che lo fa a titolo personale. Snocciola i dati Istat e ci sono 5mila occupati in più in agricoltura, 10mila nell’industria, 8mila nelle costruzioni e 2mila nei servizi. Che fanno 25 mila. Se ne perdono 15mila nel commercio e nella ristorazione. La differenza fa un guadagno netto di 10mila.

Al che il buon Aldo Ronci si dichiara incredulo. Tipo, non credo ai miei occhi.

Ma andiamo nel dettaglio. Cominciamo dagli occupati. Nel primo trimestre erano 478mila. Nel secondo diventano 488mila. Sono 10mila in più.

Lasciamo perdere per il momento il conto degli occupati per attività economiche e passiamo direttamente alla conta dei disoccupati. Nel primo trimestre erano in 59mila, nel secondo si riducono a 34mila. Sono scomparsi qualcosa come 25mila disoccupati. In percentuale siamo passati, secondo questi dati, dal 42,8 per cento al 20,9 per cento. Il tutto in pieno Covid.

Come è possibile si chiede l’economista. In pieno lockdown, con la chiusura totale o parziale di quasi tutte le attività produttive, avere nell’industria un incremento del 41,5 per cento rispetto al trend italiano del -1,6. Come è possibile avere nelle costruzioni ( + 8mila occupati ) un più 28,3 per cento, pari addirittura a 31 volte quello nazionale, che è di 0,1 per cento. E lo stesso per l’agricoltura, dove con un più che consistente 9,4, siamo 87 volte ( ripetiamo 87 volte ) meglio del dato italiano.

Dire che questi incrementi, sbotta Ronci, sembrino poco verosimili è il minimo.

Ma la stessa logica vale per i dati negativi. Nel secondo trimestre, sempre a causa

del Covid, era in vigore il provvedimento del Governo che vietava i licenziamenti ed estendeva la Cassa Integrazione a tutte le attività economiche. Come è possibile allora, si chiede Ronci, che le attività del commercio, degli alberghi e dei ristoranti possano aver subito un decremento di ben 15 mila occupati, con un dato pari a 4 volte quello italiano.

Insomma la domanda di fondo è “Chi dà i numeri”.

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