Dalfy dal Sì al Gip


Il Governatore inuna nota dice al giudice cosa deve fare, omettendo però una terza ipotesi cioè il rinvio a giudizio


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
22/09/2017 alle ore 14:50

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Prima la censura dell’Autorità garante per le Comunicazioni, adesso il processo: arriveranno in udienza preliminare il prossimo 2 novembre al Tribunale di Pescara gli sms e le telefonate che il presidente della Regione Luciano D’Alfonso fece ai cittadini per invitarli a votare sì al referendum del 4 dicembre scorso: lo ha deciso il Gip Antonella Di Carlo (la stessa che lo assolse nel processo Housework) che ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Salvatore Campochiaro.

Con D’Alfonso è indagato per abuso d’ufficio e violazione dei dati personali anche il segretario del Pd Abruzzo Marco Rapino.

All’epoca, l’Agcom condannò la Regione a pubblicare sul sito la censura per l’invio delle lettere a tutti i cittadini abruzzesi, lettere inviate con la carta intestata della “Regione dice la Regione fa” (e quindi nella veste di governatore), ribaltando la decisione del Comitato regionale delle Comunicazioni che aveva chiesto l’archiviazione della segnalazione del parlamentare cinquestelle Roberto Fico. Su questo stesso argomento, riferisce l’Ansa, c’è anche un’indagine del Garante della Privacy.

E adesso però Dalfy finisce nei guai per gli sms e le telefonate, fatte allo stesso scopo. L’inchiesta trae spunto da una serie di esposti dei cittadini, primo fra tutti quello dell’ambientalista Augusto De Santis, che si lamentavano degli sms e delle telefonate ricevute. Molti di loro, alla richiesta di conoscere il nome dell’interlocutore che chiamava per conto di D’Alfonso, si sono rifiutati di rispondere.

Per la verità De Santis fa molto di più: invia una lettera all’ex direttore generale e Autorità anti corruzione della Regione Abruzzo Cristina Gerardis (ora che è andata via, l’Anti-corruzione non esiste più) per sapere se le chiamate partivano dagli uffici della Regione. La Gerardis risponde (leggi la lettera) che gli sms e le telefonate non erano riferibili “alle strutture amministrative sulle quali questa direzione esercita attività di coordinamento, impulso e controllo, ma verosimilmente all’Ufficio di diretta collaborazione del presidente, affidato direttamente al coordinamento e alla responsabilità del medesimo presidente, ovvero del coordinatore di nomina fiduciaria”.

Una risposta chiara e precisa. Ma nonostante questo, il pm Salvatore Campochiaro dispone la richiesta di archiviazione, anche se a seguito dell’opposizione motivata di un cittadino (sempre De Santis) relativa alla carenza delle indagini preliminari svolte dagli inquirenti, il Gip ha ritenuto di non poter accogliere la richiesta.

”Esprimiamo massima fiducia nella magistratura, non dubitiamo che gli accertamenti in corso potranno ulteriormente evidenziare la correttezza e la trasparenza dell’operato istituzionale della Regione e del suo Presidente, come del resto aveva potuto verificare il pm nell’avanzare richiesta di archiviazione – ha scritto il consigliere del presidente Andrea Catena – In questa vicenda vanno evidenziati due aspetti:

1. Non c’è stata alcuna confusione di ruolo tra l’attività istituzionale della Regione e del suo Presidente e l’attività di partito, di cui il Presidente D’Alfonso è dirigente politico di primo piano e come tale impegnato nel sostenere le sue legittime convinzioni;

2.Siamo certi che il Pd abbia adottato tutte le misure opportune al fine di garantire il rispetto della tutela della privacy dei dati personali dei cittadini, previste dalle norme vigenti”

Anche D’Alfonso, fresco del suo dottorato, interviene sulla vicenda che lo riguarda:

”Apprendo che per il 2 novembre prossimo il Gip del Tribunale di Pescara avrebbe disposto l’udienza – in camera di consiglio – di cui all’art. 410 c.p.c., con riferimento alle “lettere per il SI”. In detta udienza il Giudice, ove ritenesse ammissibile l’opposizione, potrebbe indicare le attività di indagine da eseguire, ovvero disporre l’archiviazione. Si tratta, quindi, di una indagine preliminare per la quale non vi è stato esercizio dell’azione penale e, quindi, difetta l’esistenza di un imputato”.

ps1: in questa nota D’Alfonso dice in pratica al giudice cosa deve fare, omettendo però una terza ipotesi che si può verificare nelle udienze preliminari, e cioè il rinvio a giudizio.

ps2: sostiene anche che “difetta l’esistenza di un imputato”. Come debba definirsi una persona convocata in udienza davanti a un giudice e gravata da un capo di imputazione D’alfonso non lo dice, nonostante gli sforzi profusi per conseguire la laurea in giurisprudenza e il fresco dottorato in scienze giuridiche. Neanche le università (e gli studenti) sono quelli di una volta