Perché non chiediamo il vaccino a Putin?


Quel dettaglio e quel che non quadra nello scetticismo nostrano



Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
17/08/2020 alle ore 12:46



Perché mai l’Italia non chiede il vaccino a Putin? Nessuno che ponga la domanda. Tornano i divieti, chiudono le discoteche, mascherina dalle 18 alle 6, paura sparsa a palate, ma nessuno che ci informi, che dica qualcosa sulla profilassi realizzata dai russi. Quasi fosse un tabù.

Eppure Vladimir Putin l’ha annunciata in diretta tv la realizzazione del vaccino anti-covid. Testato, brevettato e già in produzione. Una notizia che, in questo nostro spicchio di mondo impaurito e frustrato, è stata silenziata e innaffiata da generale scetticismo.

Fosse arrivata da un inglese qualsiasi o un americano qualsiasi, sarebbe stato un trionfo di gioia, di evviva e di brindisi allo scampato pericolo pandemico.

Ma siccome la buona novella proviene dalla Russia sono il dubbio e la diffidenza a farla da padrone. Come se il lavoro silenzioso e proficuo di fior di laboratori e di fior di scienziati, seppur noti e apprezzati, non meritasse considerazione.

Eppure non stiamo aspettando altro. Tutti speriamo in un vaccino. E tutti i santi giorni c’è chi ci racconta degli avanzamenti, delle sperimentazioni, dei progressi delle grandi multinazionali impegnate nella medesima corsa. Ma ecco che, nell’attesa spasmodica, le parole di Putin vengono lasciate cadere. Snobbate. Derubricate. Non scaldano i cuori ne’ producono alcuna richiesta di partecipazione.

A Mosca intanto vanno avanti per la loro strada: lo mettono già in produzione. Tra qualche settimana comincerà ad essere disponibile.

Non per noi. Non per l’Italia che non va a vedere. Che non s’informa. Men che meno si prenota, come invece già fanno altre nazioni (almeno 30!).

La salute è sempre in prima pagina, il vaccino è sempre atteso, ma entrambi diventano secondari rispetto agli assetti geopolitici. Crediamo a tutti, ma non crediamo a Putin.

Aspettiamo e trepidiamo per i possibili risultati di Oxford, in collaborazione o meno con Pomezia, aspettiamo pure quelli europei e anche uno dei tanti americani, ma non richiediamo questo che è russo. Dire che trattasi di atteggiamento demenziale è dir poco.

Sputnik V (così l’hanno chiamato!) è li, in produzione, ma noi aspettiamo quegli altri. E nel frattempo ci roviniamo l’estate e ci impauriamo col pericolo della “seconda ondata”.

Il virus venuto da est prevede un vaccino che venga da ovest. Non può che essere così.

La grancassa dei media non riconosce ai russi neppure il beneficio del dubbio. Semplicemente non è possibile che quelli abbiano qualcosa che noi non abbiamo e che aspettiamo con ansia crescente. 

Anche i nuovi stregoni, gli onniscenti e imperversanti virologi, tacciono o nicchiano.

Eppure c’è un dettaglio che dovrebbe far riflettere tutti. 

il capo del Cremlino non solo ci ha messo la faccia. Ha anche aggiunto, a marcarne l’affidabilita’, che tra i tanti a testarlo c’è stata pure sua figlia. 

Possibile che noi si sia così ottusi da non andare a vedere?