Inosservanza provvedimento PA, rischio calcolato? Fatta la Legge, trovato l'inganno


CAMBIARE TUTTO, PER NON CAMBIARE NIENTE



Categoria: Editoriale
10/08/2020 alle ore 16:10



Stamattina, mentre sorseggiavo distrattamente il mio caffè, ho dato uno sguardo al calendario e mi sono reso conto che siamo arrivati già a metà agosto. Praticamente la parabola discendente di un’estate claudicante, incompleta, strozzata in gola.

Come la primavera che l'ha preceduta, scandita soltanto dai vari decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che, di volta in volta, ci concedevano preziose libertà di movimento.

Nulla a che vedere con le estati di quando ero ancora adolescente, nonostante i professori ti imponessero, come compiti per le vacanze, la lettura di testi che allora giudicavo noiosi.

Ma che invece, ultimamente, ho saputo riscoprire nella loro indiscussa attualità.

In particolare, ho avuto la possibilità di riassaporare, con la maturità propria di una canizie adeguata all'età, “Il Gattopardo”, considerato uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale.

Dell’opera di Filippo Tomasi di Lampedusa riecheggia una frase che, ai tempi del coronavirus, sembra fotografare perfettamente l’insufficienza delle misure adottate dal Governo rispetto a taluni comportamenti furbeschi ed utilitaristici posti in essere da taluni imprenditori.

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Cambiare tutto per non cambiare niente, una frase con la quale Tancredi di Falconeri cattura l’impossibilità di evolversi.

Una impossibilità plasticamente dimostrata dal meno nobile Gattopardo di Alba Adriatica, centro nevralgico della movida abruzzese (e non solo). Una discoteca allestita all'interno di una villa settecentesca che, qualche giorno fa – nonostante la chiusura per 10 giorni disposta dal Sindaco per la violazione delle norme di contenimento (divieto di assembramento e mancato utilizzo delle mascherine) – ha comunque ritenuto opportuno dar corso alla serata in cui era ospite Elettra Lamborghini.

Inutile sottolineare il tutto esaurito e l’incasso da record.

Ora, se da un lato la maggior parte dei cittadini ed imprenditori cercano, non senza difficoltà, di rispettare le prescrizioni ed i divieti imposti per limitare le possibilità di diffusione del coronavirus, dall'altro bisogna prendere atto che vi sono altre categorie di liberi professionisti che preferiscono pagare una minima sanzione pecuniaria (che al massimo toccherà i tremila euro), piuttosto che privarsi di cifre a cinque zeri, annullando l’ “ospitata”.

Neanche a dirlo, il nostro Gattopardo aveva la giustificazione già pronta.

L’ordinanza di chiusura sembra non sia stata notificata al proprietario del locale che, dunque, ignorava la disposizione sindacale.

E, comunque, se poi il gestore dovesse finire sotto processo per inosservanza dell'art. 650 c.p., poco male. Con un’altra somma di denaro (tecnicamente si chiama oblazione) si può estinguere il reato.

E tutto ritorna come prima.

Che dire? Cambiare tutto, per non cambiare niente.