ONOREVOLI…MA NON TROPPO



di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
10/08/2020 alle ore 10:43



Sosteneva Albert Einstein che la curiosità è l'intelligenza che si diverte.

Al riguardo, non posso che essere d’accordo con una delle menti intellettualmente più ricche ed, allo stesso tempo, dissacranti del ventesimo secolo.

Non ho una particolare predilezione per l’intelligenza statica, quella – per intenderci – strutturata unicamente sulla base del mero nozionismo meccanico e ripetitivo.

Ed allora, da curioso, mi sono chiesto come mai, in Italia, i deputati si fregino dell’aggettivo di “onorevole”.

La mia intuizione era giusta, complice anche un lontano, ma vividissimo, ricordo di un Aldo Moro in giacca e cravatta anche sotto il solleone di agosto, mente tiene per mano la figlia.

Di onorevole in un deputato c'è il fatto che in democrazia è un rappresentante del popolo, funzione quanto mai onorifica. Ed infatti, la nostra Costituzione stabilisce, all'art. 54, comma 2, che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare dello “scandalo istituzionale” alimentato dalla richiesta – regolarmente evasa dall'Inps – di corresponsione del bonus di 600 euro per i mesi di marzo e di aprile e di 1.000 euro per il mese di maggio in favore di cinque parlamentari e, sembrerebbe, anche a beneficio di circa 2.000, tra consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci, oltre che di un conduttore tv.

Per un rappresentante del popolo che guadagna circa 13.000 euro una simile richiesta può definirsi immorale? Beh, credo proprio di sì.

Ma può ugualmente qualificarsi come illegale o illecita? Al riguardo ho qualche dubbio, perché il vizio originario risiede (maliziosamente?) nella stessa tecnica legislativa utilizzata nella individuazione dei requisiti per accedere al bonus.

Il famoso “decreto rilancio” (per intenderci: il decreto-legge 34/2020) non prevedeva né il requisito del reddito, né il divieto di richiedere il bonus per chi avesse una carica pubblica elettiva, cioè per chi occupasse una poltrona da consigliere regionale o comunale, da presidente di Regione, da deputato o da senatore. L’importante è che, nel caso dei liberi professionisti, venisse dimostrato di avere avuto una perdita del reddito di almeno un terzo nel secondo bimestre di quest’anno.

Questo significa che anche un “povero” deputato, libero professionista, era nel pieno “diritto” di richiedere il bonus.

Ora tutti pronti con forconi e ghigliottina. Si invoca la pubblicazione dei nomi e cognomi dei “disonorevoli” che l’Inps trincera dietro lo schermo della Privacy.

I centri di potere (politico, giudiziario, amministrativo) sono potenziali fonti di casta e privilegi. Ma rappresentano un sistema necessario, anche se perfettibile.

La differenza la fanno gli uomini. O, meglio, la loro moralità ed il senso dello Stato.