Questione di cognati e di cognome: o sei Fontana o sei Agnelli.




Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
31/07/2020 alle ore 10:30



Questione di cognati e di cognome. Ovvero, pesi e misure della Giustizia e della libera stampa

C’è il faro sempre acceso sul presidente della Lombardia, Fontana e ci sono le luci sempre spente su casa Agnelli

C’è l’inchiesta sui camici regalati e non c’è quella sulle opere d’arte non dichiarate.

C’è la verifica attenta, minuziosa su 5 milioni di euro scudati (dichiarati) di casa Fontana depositati in una banca svizzera, ma non c’è mai stato nessun accertamento per i miliardi di euro (miliardi!) che il mitico Gianni Agnelli inguatto’ alle isole Cayman

Questione di cognati e di cognome. 

Perché su Fontana, che non è Agnelli!, si può e si deve spulciare ed investigare e scrivere e supporre, seppur non ci sia danno erariale ne’ appropriazione di pubblico denaro.

Il vacanziere post lockdown ha il diritto, tra un bagno e l’altro, di leggere dei camici del cognato, prima appaltati e quindi regalati, del conto di famiglia regolarmente denunciato, del bonifico che parte e si blocca, della possibilità che lo stesso cognato sapesse in anticipo di poter vendere alla Regione quel che poi ha voluto o è stato indotto a regalare. 

Eccetera. Almeno sino a ferragosto siamo sicuri che si potrà continuare a leggere e sapere di tutto di più sulla fiction “Fontana e family”. Il quale, inoltre, sarà inseguito ovunque decida di svacanzare.

Sugli Agnelli, no. Su di loro il silenzio è sempre d’oro. Non se ne parla, tranne qualche lodevole e coraggiosa eccezione. Men che meno si indaga.

Poco dopo la morte del senatore a vita, già sindaco di Villar Perosa nonché padre padrone, per eredità diretta, della Fabbrica Italiana Autovetture Torino, una delle figlie -nel pieno della bagarre familiare testamentaria- rivelò che il padre Gianni aveva occultato 2 miliardi di euro in un notissimo paradiso fiscale. Ne reclamava quota parte, la signora. 

Silenzio e indifferenza. Qualche articolo sparso qua e là e stop. Nessun magistrato, con più i meno smanie di protagonismo, che mai abbia pensato di appurare l’ipotesi clamorosa di reato, per giunta sfrontatamente dichiarata. 

Un’evasione fiscale coi controfiocchi che resta tale a tutt’oggi. Non interessano quei soldi allo Stato che ogni anno ci sbomballa con la tracciabilità obbligatoria di tutto il denaro.

Potenza del cognome. Che inoltre s’e’ pure goduto decine di opere d’arte, acquisite e mai dichiaratealle Belle Arti, perché -come ha raccontato l’ottimo Moncalvo su La Verità- a chi lo metteva in guardia, l’avvocato ebbe ad esclamare: “Deve ancora nascere chi manda i carabinieri a casa mia”. Già.

Questione di cognati e di cognome.