Dipende. Soprattutto se trattasi di Giustizia. Che non è bendata come la Fortuna.
Cosi la trovi sempre in Italia una toga pronta ad indagare o a temporeggiare oppure a sorvolare. Dipende, appunto. Dal contesto o, magari dall’utilità.
A disposizione, c’è sempre quell’offesa all’intelligenza che è la “obbligatorietà dell’azione penale”. Che sembra la quintessenza della democrazia, ma è solo un “mostro” giuridico spacciato per luminoso esempio di civiltà.
Trattasi, per capirsi, della discrezionalità del signor pubblico ministero di perseguire se vuole, chi vuole, quando vuole, come vuole e, anche, dove vuole.
Non lo si ricorda, ma un baldanzoso pm nostrano provo’ pure a indagare Bill Clinton ai tempi in cui era presidente degli Stati Uniti.
Tutto sempre a spese del contribuente e persino in assenza di ogni evidenza di reato. Perché in Italia basta e avanza la
supposizione o, meglio, l’”ipotesi”.
Si aprono fascicoli e si iscrivono indagati a registro, discrezionalmente. Per “ipotesi” di reato. Dipende.
Con l’esplodere della guerra tra toghe che ha portato a galla il mercimonio delle chat dell’ex potentissimo Palamara e di tante facce di bronzo al seguito, la categoria -sputtanata come nessun’altra mai!- si è fatta un po’ più guardinga. Ma non ha dismesso rodate abitudini. Così, more solito, tutto dipende.
Il fidanzato di Rocco Casalino -per dire- viene segnalato all’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia. Sul suo conto sarebbero stati movimentati in pochi mesi 150 mila euro. E lui di mestiere fa il cameriere. Il portavoce di Conte, captato il rischio, prova a buttarla sul patetico, parla di “ludopatia” di cui il compagno sarebbe rimasto vittima, ma non è che sia convincente. Coi soldi quello mica cercava le diaboliche “Slots 777”, faceva trading on line. Alvarez, così si chiama, “giocava” per provare a guadagnare con la Borsa, ma Rocco, giura, che l’ha fatto a sua insaputa. Cosi tornano alla mente le schiere di “a sua insaputa”, segnati, indagati e sputtanati. Mentre, nello specifico, il registro della procura resta in bianco e nel cassetto.
Nicola Zingaretti - sempre per dire- non è mai stato chiamato a chiarire i contorni della truffa che recentemente sarebbe stata subita dalla Regione Lazio di cui pure è presidente. Eppure alla Pisana pare ballino diversi milioni di euro per mascherine acquistate e mai viste da nessuno. Niente. Certamente questione di fortuna.
Di contro, sfortunatissimo -ancora per dire- sembrerebbe essere il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che perciò dovrà spiegare ai pm milanesi perché ha pagato di tasca sua i camici prodotti dalla ditta del cognato e regalati al servizio sanitario regionale in piena crisi pandemica.
“Ipotesi” diverse, appunto, per decisioni diverse. Si indaga, si temporeggia, si sorvola. Dipende.