MINCHIA, SIGNOR TENENTE!



di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
24/07/2020 alle ore 18:09



Adoravo Giorgio Faletti. E lo adoro ancora, nonostante siano passati oramai sei anni dalla sua prematura scomparsa. Ha combattuto una fiera battaglia contro il tumore, con coraggio e dignità, finché il suo grande cuore di uomo, di artista originale e scrittore prolifico ha ceduto. Con lui è scomparsa una figura unica, irripetibile, amabilmente eccentrica di versatilità artistica. Perché Faletti è stato cabarettista, attore, cantante, scrittore, compositore di musiche, paroliere, sceneggiatore, persino pittore.

Ricordate il brano “Signor Tenente”? Presentato al Festival di Sanremo del 1994, nella canzone è chiaro il richiamo alle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Il brano vuole essere una denuncia delle condizioni lavorative delle forze dell'ordine italiane (in particolare dei carabinieri) in un periodo in cui era ancora viva "l'eco" delle bombe del '92 e '93. L'uso ripetuto della parola “minchia”, presente nel testo all'inizio di ogni strofa, e il marcato accento siciliano con cui viene cantato il brano rendono chiaro il riferimento a Cosa Nostra.

Un meraviglioso onore all’attività dell'Arma. Di quell'Arma “nei secoli fedele” di cui si sono fatti gioco un gruppo scellerato di “ominicchi” (come li definirebbe Sciascia) appartenenti alla “Levante” di Piacenza.

Mercoledì 22 luglio 2020, per la prima volta in Italia, un’intera caserma dei carabinieri è stata messa sotto sequestro, e diversi militari sono stati arrestati con le accuse di traffico e spaccio di stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico. I reati sarebbero stati commessi a partire dal 2017.

Tutto tollerato, anche dai più alti in grado. Basta che le statistiche degli arresti eseguiti rimanessero corpose. Dense. Piene di quegli abusi disgustosi e raccapriccianti acquisti e gestiti come normali ordini di servizio.

Le intercettazioni telefoniche, disposte a seguito della denuncia di un uomo che dichiarava di essere stato picchiato senza motivo da questi “ominicchi” hanno rivelato una realtà raccapricciante.

Il sistema ruotava intorno allo spaccio di droga sequestrata ai potenziali “concorrenti” o direttamente acquistata e rivenduta attraverso una rete di intermediari alle dipendenze dei carabinieri stessi. Anche in costanza di lockdown, attraverso attestazioni mendaci apposte sulle autocertificazioni dei “pusher” al fine di garantirgli libertà di passaggio e, quindi, di approvvigionamento.

Sino ad arrivare ad una registrazione audio diffusa dalla Procura della Repubblica di Piacenza in cui si sentono alcuni degli indagati insultare e picchiare un uomo. Dai telefoni intercettati sono state estratte anche delle fotografie contenenti dei “selfie” con le persone maltrattate. In una intercettazione, si sente un carabiniere dare ordine agli altri di ripulire dopo un pestaggio.

Questa non è la “Benemerita”. Non è questo il senso che intendeva attribuire all'Arma la relazione di quel lontano 24 giugno 1864, quando la Commissione Affari interni della Camera diresse al Governo l’alta affermazione secondo cui “l'interesse che tutti prendono perché l'Arma dei Carabinieri Reali (parte eletta dell'esercito) proceda di bene in meglio è in ragione appunto del pregio in cui essa è tenuta e degli indefessi e segnalati servigi che la rendono dovunque veramente benemerita del Paese".

Minchia, Signor Tenente.