“Resilienza”: Rocco Casalino, nella sua smania perfezionista, deve averglielo cerchiato di giallorosso il parolone alla moda al suo assistito.
Giusto perché “Giuseppi” Conte lo pronunciasse con dovuta enfasi nell’aula già di suo eccitatissima di Palazzo Madama.
“Gli italiani hanno dato prova di resilienza” ha scandito l’avvocato che nessuno ha mai votato.
Uno che di “resilienza” dev’essere saturo se è vero com’è vero che giusto di questi tempi, lo scorso anno, osservava smarrito il frantumarsi della poltrona che gli avevano regalato per poi vederla riacquistare medesima forma e sostanza seppur con diversa alleanza.
“Resilienza”, parola di abuso comune, buona per qualunque supponenza da spiaggia o da bar dello Sport, con cui dare un tocco di brio anche all’ignoranza piu’ gretta.
Termine, fino a poco tempo addietro del tutto ignoto, rubato agli ingegneri da quei furbastri deglipsicologi e riproposto a go-go con la pandemia da fior di virologi collegati con ogni telecamera disponibile.
“Resilienza”, che addirittura ora diventa peculiarità di un intero popolo, il nostro, non più bisognoso dipoeti, navigatori, santi, trasmigratori e simili quisquilie novecentesche.
E non più neppure impregnato di “resistenti” come da decenni rimanda e impone una stantia liturgia costituzionale. Conte in lode agli italiani che ora sarebbero capaci di autoripararsi!
Altro che tedeschi, olandesi, svedesi, austriaci, sloveni e tutti quei “frugali” che vogliono controllarecom spendiamo i soldi. Che stiano ben attenti: ce li mettiamo tutti in saccoccia! E pure i francesi.
Adesso che “Giuseppi” ci ha portato questo “regalone” di 209 miliardi, adesso che ci farà tutti ricchi e che soddisferà ogni nostra necessità, la “resilienza” avvolgerà l’Italia intera, dall’Alpi a Lampedusa. E per sempre.
Almeno fino a quando non ci ritroveremo affogati nella latrina di balle che ci stanno raccontando. Seppur con “resilienza”.