L'Europa boccia l'Abruzzo


L'Ue ha scritto che il rapporto finale e la dichiarazione di chiusura "non possono ancora essere accettati": ennesima cantonata della Regione


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
20/09/2017 alle ore 07:34

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Bocciato. Torna al mittente con tanti saluti il Por-Fesr 2007-2013 della Regione Abruzzo. L’Unione europea ha scritto che il rapporto finale e la dichiarazione di chiusura “non possono ancora essere accettati”. L’ennesimo errore contestato dalla Ue, l’ennesima cantonata della Regione Abruzzo. Occorrono modifiche e chiarimenti da parte dell’autorità di gestione, scrive Rudolf Niessler della direzione generale della politica regionale e urbana della Commissione europea.

Il Por-Fesr è il documento di programmazione che definisce strategia e interventi di utilizzo delle risorse comunitarie assegnate alla Regione dal Fondo europeo di sviluppo regionale, nel quadro della politica di coesione, per la crescita economica e l’attrattività del territorio. C’è da dire che la politica di coesione è il principale strumento di investimento dell’Unione europea: sostiene la creazione di posti di lavoro, la competitività tra imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini in tutte le regioni e le città dell’Unione europea. Insomma, non si scherza, anche perchè i fondi distribuiti non sono proprio spiccioli.

Ora, un bel po’ di milioni di euro, 308.635.055 per la precisione, rischiano di andare a farsi benedire: 308 che diventano 316.397.002 di contributo pubblico (nazionale e europeo) con l’applicazione della clausola del 10 per cento di flessibilità. Per la verità, anticipi e rimborsi sono stati già incassati ma devono essere giustificati, altrimenti si innesta una procedura di contestazione che può portare alla sospensione dei pagamenti, come è già accaduto in passato.

La dirigente del Dipartimento regionale “Rapporti con l’Europa” Elena Sico, in una mail dell’11 settembre scorso, sollecita tutti gli interessati a fare le correzioni e ricorda che l’Unione europea vuole sapere se i progetti hanno risposto alle sfide indicate nel programma.

Ed elenca tutti i rilievi fatti dalla Ue. Che denunciano un modo di procedere, un comportamento che si può riscontrare in tante delibere e decisioni della Regione:

“L’analisi qualitativa non può essere accettata – scrive Niessler – perchè contiene esclusivamente informazioni amministrative sulle procedure seguite per la scelta dei progetti e non valutazioni sulle caratteristiche dei progetti e sul loro contributo alla realizzazione degli obiettivi strategici del programma”.

Ma poi l’Europa vuole sapere molto altro ancora. Per esempio: se i sistemi di trasporto finanziati sono effettivamente riusciti a ridurre le forme di inquinamento, se è avvenuta una diversificazione dei servizi turistici, se è stato promosso il turismo sostenibile e in che modo, se la partecipazione del capitale privato è stata “in qualche modo stimolata”.

E c’è un capitolo, nell’Asse 6, che riguarda il dopo-terremoto. E’ un capitolo particolarmente delicato dove emergono con chiarezza le debolezze della Regione: la Ue scrive infatti che occorre indicare in che modo è stato raggiunto l’obiettivo del “superamento dell’emergenza e la ripresa socio-economica dei territori colpiti dal sisma” o la crescita dell’attrattività dei sistemi locali, la promozione delle vocazioni territoriali. E, per finire, in che modo si è contribuito “a ricreare la vivibilità dei residenti, alla luce soprattutto della situazione attuale della città” dell’Aquila, e a “rafforzare la coesione sociale”.

Obiettivi che sembrano ancora lontani da raggiungere nel capoluogo di Regione e sui quali l’Abruzzo ha ritenuto, a ragion veduta, di glissare.

Progetti che sono stati divisi in sei categorie, sei assi: innovazione e imprenditorialità, sostenibilità ambientale, società dell’informazione, sviluppo territoriale, assistenza tecnica, recupero e digitalizzazione del territorio colpito dal sisma. E per i quali la Regione, nella sua relazione conclusiva, afferma di aver raggiunto tutti gli obiettivi, anche quelli più ambiziosi come nel caso dell’Aquila. Fa molto riflettere ciò che scrive a proposito:

“Pur andando a intervenire su una situazione di emergenza, risultano raggiunti quasi tutti gli obiettivi in termini di indicatori di risultato e realizzazione. Di rilievo è il dato inerente l’occupazione mantenuta (1.512 a fronte del target di 1.200) e tutti i dati, estremamente positivi, sui restanti indicatori: numerosità degli interventi sulle imprese danneggiate (289 a fronte di 70), interventi sulle imprese distrutte (303 a fronte di 90), nuove imprese attivate (76 a fronte di 50), interventi su imprese a sostegno della coesione sociale (145 a fronte di 100), ripristino del percorso viario e commerciale reso nuovamente accessibile”.

ps: e adesso andiamolo a raccontare agli aquilani.