Non si vota, ci si ammucchia. Ma la partita è aperta. A cominciare da quella per il Colle.
I sovranisti nostrani farebbero bene, quindi, a pensare ad una strategia di medio/lungo respiro piuttosto che abbaiare alla luna chiedendo le elezioni.
Adeguarsi alla realtà e prepararsi, poi, alla battaglia per il Quirinale sapendo che stavolta, con unplafond di oltre 400 voti, sarebbero competitivi.
Il Cavaliere ha mostrato di essere già pronto a sostenere un governo pur che sia. Per questo quellogiallorosso puo’ cadere da un momento all’altro. Anche a metà luglio. O a ferragosto. Ma poi non ci sarà nessun voto anticipato.
Ci sarà semplicemente un altro esecutivo. Il governissimo dei bravi “responsabili” con tutta la responsabilità al seguito. Per l’Europa e per gli euro che dovranno pur arrivare per non far esplodere ilBelpaese.
Draghi o non Draghi, il notarile Mattarella (che non disdegnerebbe il bis) allungherà l’incarico senza problemi e in Parlamento si coagulerà una maggioranza composita, col soccorso degli ascari tremolanti del Berlusca e pure di tanti degli sbruffoncelli a 5stelle stipendiati dalle due scatole di tonno che dissero di voler aprire.
Matteo Renzi è l’indiziato numero uno. È lo scorpione in groppa alla rana. E la legge elettorale proporzionale,che ne sancirebbe l’irrilevanza, è la classica goccia.
Ma potrebbe anche essere il maldipancia piddino (soprattutto se Franceschini lo nega e se Orlandocontinua con le sue risibili somme e sottrazioni via Twitter!) nei confronti del fratello del commissario Montalbano, le cui continue repliche sono venute a noia. O, persino, lo scarto del Giggino Di Maio,affamato di poltrone e oramai avvelenato contro quel Giuseppe Conte che tutto gli deve e niente gli riconosce.
Berlusconi, in segno di buona volontà, ha fatto già transitare un suo fedelissimo nelle fila dei renziani in Senato. E s’appresta a parcheggiare la prima Ronzulli che passa nel futuro esecutivo, ne’ più ne’ meno di come fece con Angelino Alfano.
Matteo Salvini rischia tutto. Dovrà ricalibrare la comunicazione della Bestia del fido Morisi che adesso mal si concilia con l’ostentazione di crocifissi e Madonne e con la necessità di riflettere e capire. E soprattutto dovrà rassicurare Giorgetti e gli altri maggiorenti che guardano a Luca Zaia come opzione plausibile.
Giorgia Meloni potrebbe scartare ed insidiare davvero la leadership del Capitano. Magari concentrandosi sui toni di una oratoria che adesso dovrebbe essere più “almirantiana” e per nulla gridata. Proposte chiare e agganci internazionali. Tre o quattro punti di programma coi quali prendere la rincorsa. Meglio se con la benedizione di Angela Merkel. Tanto ora non si vota.