Un settembre nero. O, se preferite, autunno caldo. Sarà quello l'istante in cui i tanti "faremo", "lavoreremo", "realizzeremo", "promuoveremo" che la ditta Conte & Casalino ha diffuso per tutti questi mesi, verranno al pettine. Sarà il momento dei nodi inestricabili e dolorosissimi. Peggio di un attacco terroristico o di una tragedia naturale. Disoccupazione galoppante e fallimenti a raffica: ecco verso quale precipizio stiamo allegramente correndo. Che però, per dovere di verità, è anche il frutto rancido dell'incapacità di noi italiani di saperci scegliere i nostri rappresentanti.
Un settembre nero che significherà, in crudi numeri, almeno un milione di nuovi senza lavoro e altrettante piccole e medie imprese sul lastrico. Quando finiranno gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione (per quelli che l'hanno avuta!), i prestiti garantiti (per chi li ha visti!) e, quando -il prossimo 17 agosto!- scadrà il divieto di licenziamento per le aziende: la tempesta perfetta.
È chiaro infatti che dall'Unione europea non arriverà nulla, almeno per quest'anno, di quei fantasmagorici 170 miliardi ed oltre che, la ditta di cui sopra, ci ha già venduto come acquisiti da settimane. Potranno semmai richiedere il Mes per le spese sanitarie e così mantenere viva la fobia che ci vede tutti mascherati e tremanti. Ma potranno utilizzarli -con l'occhio sospettoso di Bruxelles puntato addosso- solo per quello e non per cercare di far ripartire il motore economico della Nazione.
Un settembre nero che s'avvicina anche in mancanza di qualsiasi stima e di qualunque impegno. Perché ad una settimana dall'inizio delle sfilate al Casino di Villa Madama, neppure un'idea che sia una, un qualcosa di immediatamente operativo è emerso. Men che meno dal "lavoro" di tutte quelle inutili, se non imbarazzanti, task force.
Tra un caffè e una minerale la ditta 'Conte & Casalino' continua a sfornare promesse su promesse, ma evita di mettere la realtà nero su bianco. Cincischia, si compiace ma non sa far di conto.
Vincerà l'Europa annuncia, mentre rinvia all'autunno, fidando nella "comprensione" della Angela Merkel e degli altri partner continentali. Che, invece, non ci pensano proprio a regalarci alcunché. Perché prima di mettere mano al portafogli vorranno vedere e leggere e verificare il programma-fantasma di iniziative e di riforme. Ovvero, ciò che i giallorossi, bloccati da veti incrociati, non sono in grado di produrre. Così il disastro incombe. Preannunciato dal fragoroso crollo di fatturati e di ordinativi che sta per raggiungere il 50 per cento. Mentre gli alberghi restano chiusi e bar, ristoranti e tutta la filiera del commercio al dettaglio annaspa e rischia di affondare.
Un settembre nero è quel che c'attende. Purtroppo.