Cherofobia. Quando la felicità fa paura...



di Alessandra Rosa
Categoria: Chiedilo a Freud
19/06/2020 alle ore 16:23



Buongiorno dottoressa, mi chiamo Valerio ho 48 anni e sono sposato da cinque anni. Non penso di avere particolari problemi, anzi conduco una vita felice! Qualche giorno fa parlando con un’amica ho scoperto che molte persone hanno paura di essere felici! Ma come è possibile?

Volevo chiederle se veramente esiste la paura della felicità.

La ringrazio per l’attenzione

Valerio D.

 

Caro Valerio, ebbene si, esistono molte persone che temono la felicità!

Tutti noi spesso vogliamo essere felici e facciamo del tutto per raggiungere la felicità, ma in realtà la cherofobiaovvero la paura della felicità esiste.

Non si teme la felicità ma la sofferenza conseguente alla transizione ovvero il passaggio da uno stato di felicità ad uno di perdita.

La mente si convince che inevitabilmente se sto vivendo una cosa bella ne seguirà sicuramente una brutta. In realtà questo è un pensiero disfunzionale che la nostra mente mette in atto come meccanismo di difesa alla sofferenza.

Nel momento in cui tale pensiero prende il sopravvento si tenderà ad evitare tutte quelle attività che possono dare benessere e piacere e quando questo non è possibile,si svilupperanno sintomi fobici.

In questo modo vi è un tentativo continuo di controllare e proteggere la propria vita emotiva da momenti caratterizzati da passioni e piaceri più o meno intensi, per evitare una eventuale sofferenza.

Il soggetto è invaso da un senso di controllo esagerato: non è mai felice ma neanche disperato. Così facendo crede di proteggersi dalle sofferenze.

Come si origina la cherofobia? Secondo la letteratura è frutto di un condizionamento, ovvero a seguito di un evento felice, di conseguenza ne è accaduto uno infelice. Il soggetto inizia a credere che questo meccanismo sia imprescindibile e che sarà sempre così. Niente di più sbagliato!

Come in una profezia che si autoavvera, ogni volta che accadrà qualcosa di piacevole, ne conseguirà un evento spiacevole. Se non dovesse accadere nulla dall’esterno, vi sarà il malessere emotivo a rafforzare la credenza che la felicità porterà inevitabilmente alla sofferenza.

Per poter gestire tale problematica e quindi uscire da questo circolo vizioso di pensieri disfunzionali, è importante che il soggetto inizi un percorso di psicoterapia volto a sviluppare un’identità forte e soprattutto a gestire le emozioni.

“La felicità non è di chi la rincorre, ma di chi sa andare al suo passo”

“ questione di polmoni, Lloyd?”

“ questione di cuore, sir”.