CANTONE SVIZZERO


Puntuale come un orologio. Svizzero, appunto


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
19/06/2020 alle ore 13:06



Non poteva mancare, all'alba della nomina di Raffaele Cantone quale nuovo Procuratore della Repubblica di Perugia, l’ennesimo contrasto (o, se preferite, spaccatura di correnti interne) tra i membri del Consiglio Superiore della Magistratura in merito alla opportunità di eleggere il già Presidente dell' A.N.A.C. (l’Autorità Nazionale Anti Corruzione) – e fino ad oggi magistrato al Massimario della Corte di Cassazione - a nuovo Capo della Procura umbra.

Lo stesso Nino Di Matteo ha sottolineato l’inopportunità che Cantone vada a dirigere proprio quella Procura che è competente su ipotesi di reato commesse dai colleghi che lavorano negli uffici di Roma e che possono investire procedimenti che, a vario titolo, riguardano i rapporti tra magistrati e politici vicini o appartenenti alla stessa compagine politica decisiva per la nomina all' A.N.A.C.

Sulla base delle tabelle allegate al regio decreto sull'ordinamento giudiziario, la Procura della Repubblica di Perugia rappresenta, infatti, l’ufficio competente su eventuali inchieste riguardanti magistrati del distretto di Roma.

Di conseguenza è, dunque, titolare anche dell'indagine sul “caso Palamara”.

A favore della nomina di Cantone hanno, ovviamente, votato i magistrati (togati e laici) appartenenti a quelle correnti che hanno tutto l’interesse a trarre un vantaggio “di facciata” da questa decisione, mostrando di schierarsi a favore di un netto ripensamento della funzione e delle finalità del Consiglio Superiore della Magistratura.

Non più considerato quale organo di collegamento trasversale tra interessi giudiziari e fini politici, intrecciati in una inammissibile logica di gestione della cosa pubblica, attraverso due dei tre poteri fondamentali sulla base dei quali è costituito il nostro ordinamento democratico.

Ma come effettivo ordine di autogoverno dei magistrati, capace di assume decisioni attraverso un cristallino procedimento di meritocrazia sulla base dei “curricula” di singoli magistrati in competizione per un posto direttivo.

Personalmente credo sappiate benissimo come la penso.

Il problema di fondo ed irrisolto da molti (troppi) anni, che vide lo stesso Giovanni Falcone al centro di una polemica pubblica, è costituito proprio dalla previsione di legislativa di posti fuori ruolo che magistrati in servizio possono ricoprire all'interno del Ministero della Giustizia ovvero di altre autorità amministrative.

Credo sia indubbio che Cantone abbia dato ampia dimostrazione di preparazione, saggezza ed equilibrio, ma la domanda resta sempre la stessa: perché non lasciare semplicemente i magistrati in aula ed i funzionari dietro una scrivania della pubblica amministrazione?

A chi conviene mantenere questo ibrido istituzionale?

Non è un problema del singolo. Ma della tenuta dell'intero sistema costituzionale.