In fila per tre, ma ognuno per sé


Meloni, Salvini, Berlusconi sempre distinti: o qualcuno spariglia o il futuro è già scritto


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
12/06/2020 alle ore 00:34



In fila per tre, ma ognuno per sé. Dopo il sì del Cavaliere, il ni di Salvini e il no di Meloni,  il centrodestra trova un sussulto di dignità e sputa l'esca dell'avvocato Conte. Al defilé di Villa Pamphilinon c'andranno. Per il confronto sul da farsi c'è il Parlamento. Almeno questa ce l'hanno risparmiata. Così nel fine settimana, mentre gli italiani guarderanno la passerella proposta da Rocco Casalino, i tre potranno tornare allegramente a scannarsi per le candidature delle regionali prossime venture. Il centrodestra resta ingessato nel solito, doppio schema: dialogante e protestatario. Con la componente "liberale" pronta ad acchiappare qualunque cosa e quella "sovranista" intenta a cavalcare il malcontento. 

Il sistema di relazioni di Silvio Berlusconi resiste all'usura del tempo. Con un Gianni Letta ancora vispo e prodigo di consigli, riesce sempre a ritagliarsi più di una opzione. Non c'è spazio, ovvio, per illusioni presidenziali. Nessuno manderà al Quirinale il Cavaliere nero, neppure imbalsamato. Ma le aziende di famiglia sono in sicurezza. E semmai l'equilibrista foggiano dopo gli Stati Generali dovesse perdere la testa, un appoggio esterno, in nome dell'interesse nazionale, sarebbe più che naturale. 

Matteo Salvini, che ha pagato con un'improvvisa miopia l'azzardo della scorsa estate, ha inforcato gli occhiali per vedere di trovare qualcuno che lo possa accreditare davvero con Donald Trump. Se il "puzzone" rivince a novembre (cosa non impossibile, nonostante tutto) il leghista ha bisogno della sua benedizione più di ogni altra cosa. A meno che non decida fermarsi, stabilizzare il partito, e lanciare la candidatura a premier di Luca Zaia. Se però vuole un'altra chance necessita di un contatto diretto col marito di Melania. E siccome di millantatori se ne trovano sempre tanti, soprattutto a Roma, per essere certo del risultato è solo Flavio Briatore che gli serve. Inutile cincischiare. 

Giorgia Meloni invece farebbe bene a chiedere un incontro con Angela Merkel. Non è una boutade : la Cancelliera tedesca è il passe-partout per il futuro politico della pasionaria della Garbatella. È la laurea che le manca. L'unica patente di legittimità internazionale di cui ha bisogno e che nessuno potrebbe più toglierle. Quel che c'era da recuperare dal tragicomico naufragio della destra politica l'ha già ripreso. Manca quel che è sempre mancato per giocare da protagonista e non da gregario: quel 15/20 per cento benpensante che oggi la guarda persino con simpatia, ma non la vota. Serve a questo la benedizione della Merkel, che presiederà il prossimo semestre dell'Ue e che si sta preparando a passare la mano per passare alla Storia. Un lungo faccia a faccia con Mutti (mammina), cui non ha risparmiato attacchi, ma che è l'esempio vivente del buongoverno. Non sarà facile, no. Ma la Meloni farebbe bene a provarci. Attivando anche i Conservatori europei con cui è alleata. Il voto non pare alle viste. Provi lei a sparigliare. Altrimenti è già tutto scritto: in fila per tre, ma ognuno per sé