Il Mes non salverà l'Italia. Ma, affosserà Conte e darà via libera a Draghi.
Non saranno quei 37 miliardi di prestito (da destinare obbligatoriamente alle spese sanitarie! n.d.r.) con o senza future condizionalità a riportare gli italiani a sorridere. Men che meno questo decreto aprile, ora ribattezzato "rilancio" e prossimo a mutare in rinculo.
È invece del tutto plausibile che il via libera parlamentare all'attivazione delMeccanismo Europeo di Stabilità diventi il mastice dell'unità nazionale che verrà. Non domattina, certo. A settembre. Quando i morsi della drammatica crisi economica azzanneranno i glutei dei Gualtieri, Patuanelli, Azzolina, Boccia e via elencando, facendo a pezzi tutte le chiacchiere e tutte quelle inutili e dispendiosetask force.
Un governo senza "Giuseppi" e il suo portanulla Casalino cui lavora alacremente e sottotraccia il Deep State (o, se preferite i Poteri Forti!). Ovvero quel concentrato di potere reale, ramificato e coeso cui questo premier venuto dal nulla continua ad occhieggiare nella illusione di esserne cooptato. Una speranza mattutina che ha la voce suadente di Gianni Letta. E che però non è detto abbia la salvezza dell'avvocato di Foggia tra i suoi obiettivi.
La scelta sarà per un esecutivo con tutti dentro e con qualcuno fuori. Fuori quel che resterà della sinistra-sinistra. Fuori Matteo Salvini a meno che non gli riesca di riagganciare gli umori e i favori dell'amministrazione americana. E anche Giorgia Meloni, se la signora dovesse valutare (sbagliando!) che è meglio la gallina (un paio di punti di consenso in più) rispetto all'uovo. Ma non è detto. Perché potrebbero infine essere dentro entrambi, seppur opportunamente sedati. Condizione questa che varrà sicuramente per il tenero Di Maio. Giggino dovrà dar prova provata di affidabilità, abiurando in primis la decennale amicizia col "guerrigliero" Di Battista e ogni fisima filocinese.
Ecco, a quel punto, per scongiurare il voto politico arriverà l'appello alla "responsabilità" e alle "forze sane" della Nazione. E l'esecutivo tecnico-politico guidato da Mario Draghi prenderà il largo. Senza alcun problema per l'ex presidente della Bce.
Che, al contrario di quanti ora ciarlano, non vedrebbe per nulla preclusa la strada per il Quirinale. Anzi. Proprio così facendo ricalcherebbe -quasi perfettamente- la trafila del suo predecessore più illustre: Carlo Azeglio Ciampi.