Fortunatamente ritengo di essere una persona positiva, dotata di una sana dose di ottimismo.
Una predisposizione, di questi tempi, certamente necessaria in prospettiva della progressiva ripresa di una vita quanto più “normale” possibile.
Certo, però, che a dar retta a talune dichiarazioni rilasciate dai massimi vertici della Protezione Civile, tutta questa benevola predisposizione tende a scricchiolare, visto che è stato chiesto al Governo di estendere lo stato di emergenza sanitaria sino alla fine di quest’anno.
E non perché vi sia un oggettivo pericolo di aggravamento del rischio epidemiologico, ma con ogni probabilità per mettere le “mani avanti”, vista la indubbia sottovalutazione del contagio registrata tra la fine di gennaio e l’inizio del periodo di quarantena da COVID-19.
Ad ogni modo, in alcune regioni – tra cui l’Abruzzo – i rispettivi Presidenti hanno deciso di anticipare la fase 3 (o 2 e mezzo) decorrente dal prossimo 18 maggio, prevedendo la riapertura di ulteriori attività imprenditoriali, sempre nell'ambito dei protocolli di sicurezza indicati nelle ordinanze emanate proprio in questi giorni.
In particolare, ha destato vivace attenzione e comprensibile entusiasmo l' “imprimatur” della ripresa di centri sportivi e palestre, ovviamente previa integrale sanificazione degli ambienti, previsione di ingressi programmati per un determinato numero di avventori ed utilizzo obbligatorio di guanti e mascherine per i personal trainer.
Ma non è di questo che voglio parlarvi.
Piuttosto registro dubbi circa il regime “giuridico” degli abbonamenti sospesi e non goduti a causa dell’interruzione imposta dal Governo a partire dal 10 marzo scorso.
Molti si chiedono se i mesi persi potranno essere recuperati o se dovranno ripartire da zero.
Bene. Vi consegno due tipi di risposte. Una fondata sul buon senso, l’altra sulla legge.
Il buon senso imporrebbe che il gestore della palestra o del centro sportivo consenta di recuperare i mesi di abbonamento non goduti, non fosse altro per evitare che l'iscritto decida di guardarsi altrove, optando per una diversa area fitness, magari più “comprensiva”
Giuridicamente il discorso è diverso.
Il gestore della palestra non ha colpe per l’improvvisa interruzione del servizio erogato, poiché è stato deciso “dall'alto”, senza possibilità di opporre giustificazioni.
Tecnicamente si definisce “factum principis” ed indica una causa di impossibilità oggettiva (insieme al caso fortuito e alla forza maggiore) ad effettuare una prestazione, derivante da ordine dell'autorità, da provvedimento autoritativo. Poiché l'intervento dell'autorità esula dalla sfera di controllo del debitore, tale fatto non gli è imputabile, e quindi l'obbligazione si estingue senza che residuino conseguenze per lui negative.
Quindi: dal 18 maggio il titolare della vostra palestra potrebbe farvi ripartire da zero, senza possibilità di recupero dell’abbonamento non goduto.
Non so perché, ma sento puzza di accordi di cartello tra centri sportivi in arrivo.