Indennizzi, non prestiti. È questo che fa tutta la differenza del mondo. Non solo tra noi e i “biechi” tedeschi che, però, avendolo ben compreso stanno già ripartendo. Ma, anche con tutti coloro che, ovunque, hanno avuto un diverso, più corretto e intelligente approccio alla pandemia.
Scorretela, magari solo per curiosità, la tabella di Forbes che riproponiamo. È una classifica degli Stati che meglio hanno affrontato -ad oggi- la battaglia contro il virus.
Se cercate il “modello Giuseppi”, strombazzato dalla fanfara del ciondolante Casalino,non lo troverete.
Semplicemente perché non c’è mai stato alcun modello italiano di approccio al Covid-19. A meno che non si voglia chiamare così quella summa di confusione, di approssimazione e di bugie che ci stanno propinando da oltre due mesi. A partire dalla “poderosa” iniezione di liquidità svanita nel nulla.
Poderose sono state le chiacchiere e le promesse. Dopodiché invece degli indennizzi hanno scelto di proporre i prestiti. Riuscendo così ad aggravare una situazione di per se drammatica.
È controproducente, se non criminale, obbligare per decreto alla chiusura tutte le attività economiche per poi proporre ad esercenti ed imprenditori di sanare il conseguente danno finanziario con un prestito bancario.
Prestiti sui quali pagare gli interessi alle banche. Nossignori. Non è cosi che funziona.
È roba da Repubblica delle banane forse, non di chi dice di attenersi alla “Costituzione più bella del mondo”.
Per non dire della cassa integrazione che l’attuale gestione ‘grillina’ dell’Inps sta attivando col contagocce lasciando senza risorse quei dipendenti costretti a stare in casa.
Imposto il lockdown, impongono il debito. Il danno e la beffa.
Ecco perché quella di Forbes non è una fake news, ma l’istantanea del disastro italiano in corso. L’ennesimo regalo di un gruppo di incapaci a tutto, ma capacissimi di tutto, che sanno di non avere altro giro di giostra a disposizione.