Ei fu. Il fatale cinque maggio dell’Unione europea è infine arrivato. Sconvolgendo le certezze di tutti gli estasiati imbecilli di casa nostra.
Di coloro cioè che blaterano da decenni sulla chiara, indiscutibile, intoccabile supremazia dell’Unione rispetto alle legislazioni nazionali.
Di tutti quelli -inutile nominarli!- che ci hanno ammorbato l’esistenza, che ci hanno frantumato icabasisi (per dirla con Camilleri) con la centralità indiscutibile della Unione europea. Con la superiorità di quelle istituzioni continentali, con la ineludibilita’ e intangibilità di quei trattati capestro.
Ei fu. E finalmente, vien voglia di urlare. Che con quella stucchevole retorica ci hanno fatto due meloni cosi. Ci hanno marciato. Ci hanno lucrato. E anzitutto hanno costruito le proprie carriere pubbliche, ottenendo favori e prebende private.
Fino a questo di 5 maggio. Fino a questo giorno in cui sono stati resi balbettanti, insicuri, pressoché afoni dalla sentenza della Corte di Karlsruhe che ha dichiarato di fatto, con la morte cerebrale dellaUe, la fine delle loro panzane eurocentriche.
Ei fu. I giudici togati di rosso, dalla cittadina del Baden-Württemberg, hanno messo nero su bianco che il popolo tedesco non accetta supinamente nemmeno le decisioni della Corte di giustizia europea.
E che l’indipendenza della Banca Centrale Europea, di cui loro sono i primi controllori e i primi contributori, è una panzana buona per gonzi euroentusiasti.
“Prima i tedeschi” è la sentenza che arriva da Karlsruhe e che manda in soffitta la retorica bugiarda dell’Unione europea.
Ce l’avessimo anche noi italiani dei giudici cosi, magari non saremmo ridotti come siamo.
Questo 5 maggio solleva la coltre di falsità e svela la verità sui rapporti di forza continentali. Anche a quanti non volevano capire.
Ei fu. E il Manzoni ci perdoni.