PescarAbruzzo e gli acquisti-doppione


Alla fine nel cuore di Pescara ci sarà un palazzo di troppo, oltre a qualche perplessità sull'attivismo immobiliare


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
15/09/2017 alle ore 08:04

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E alla fine ci sarà un palazzo di troppo. Un palazzo pregiato nel cuore di Pescara, e qualche perplessità sull’attivismo non solo immobiliare di PescarAbruzzo: gli assist a Sebastiani, i prestiti alla Pescara calcio, e ora anche la scuola di quaranta alunni addirittura con due sedi.

La Fondazione, è vero, ha cambiato presidente ma continua a essere governata da Nicola Mattoscio, che si è ricavato una poltrona tutta per lui da segretario generale. Poltrona che si somma a decine di altri incarichi, tutte piccole e grandi gratificazioni in attesa della poltrona più ambita e più rincorsa negli ultimi dieci anni: quella da parlamentare. O da sindaco di Pescara, che per lui che proviene da Gessopalena, sarebbe una gran bella medaglia.

Qualche giorno fa lui e il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco hanno chiuso una partita che non è proprio di poco conto: con un comodato d’uso di 15 anni la Fondazione ha acquisito l’edificio di via Cesare Battisti 136, ex sede della polizia provinciale, 450 metri quadri di superficie compresa una dependance, con tanto di giardino.

Diventerà la sede dell’isia, l’Istituto superiore di disegno industriale che rappresenta la punta di diamante delle attività di PescarAbruzzo nel campo della formazione, e di cui manco a dirlo Mattoscio è presidente. In cambio, la Fondazione si accollerà tutti gli oneri necessari, a cominciare dalla messa a norma degli impianti. Peccato però che per lo stesso scopo PescarAbruzzo, che amministra il patrimonio della vecchia Cassa di risparmio di Pescara e Loreto aprutino, e quindi soldi di tutti, a fine del 2015 abbia acquistato un altro palazzo per lo stesso scopo.

Questa volta in via Michelangelo, un edificio senza mercato e in una zona non proprio pregiata, ma con lo scopo di farne, sempre, la sede dell’Isia. Operazione impegnativa, molto impegnativa: il proprietario dell’immobile, attraverso una società, guarda un po’, è il presidente della Pescara calcio Daniele Sebastiani che lo ha rilevato qualche anno prima dalle Ferrovie dello Stato.

E lì quell’edificio è rimasto. Finché non è intervenuto lui, il presidente di PescarAbruzzo, della Saga e di tanto altro ancora. Oltre al prezzo di acquisto, mai reso noto dalle parti che si sono limitate a fare riferimento alle valutazioni Ute e ai valori di mercato, la fondazione ha messo sul piatto un fondo di 2 milioni e mezzo di euro per la progettazione e l’esecuzione dei lavori di restauro e trasformazione in sede didattica.

Questo sta scritto, nero su bianco, sul bilancio 2016, che sotto il il capitolo “Obiettivi sociali perseguiti” spiega: “In particolare nel corso del 2016 è stata avviata l’attività progettuale per la valorizzazione dell’immobile di via Michelangelo a Pescara, acquistato nel 2015, che sarà destinato a ospitare la Cittadella del design”.

Non è il primo assist che la fondazione fa a Sebastiani e alla Pescara calcio: tempo fa, il 1 ottobre 2014, finì nell’occhio del ciclone per il prestito obbligazionario di 5 milioni di euro da restituire in cinque anni, al tasso di interesse del 3,5 per cento (notizia rivelata da Mapero’). Un prestito che è difficile trovare nella storia di altre Fondazioni.

Insomma, un doppione bello e buono. Due sedi, una di proprietà con una provvista di due milioni e mezzo per il restauro e una acquisita in comodato, ma con un vincolo di quindici anni e soprattutto l’impegno a finanziare le opere di adattamento, sembrano troppe per un’istituzione didattica che lo scorso anno accademico ha contato quaranta iscritti. Ma d’altronde per un pluriincaricato presidente, possono rappresentare delle partite di giro.

Di Marco, dal canto suo, ha spiegato che la cessione dell’immobile di via Battisti risponde all’esigenza di depennare l’ex sede della polizia provinciale dall’elenco dei beni dell’ente messi sul mercato.

ps: lo scopo della Fondazione, invece, resta un mistero. O forse no.