Uno dei risvolti dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando è, senz’altro rappresentato, dalla necessità di condividere in ambito domestico un maggior numero di tempo e di spazi.
La contemporanea presenza di entrambi i partners per i tre-quarti della giornata, pressoché gomito a gomito, aumenta in misura geometrica la possibilità di screzi, litigi e scontri, questi ultimi purtroppo non sempre confinati entro una cornice meramente verbale, ma molto spesso accompagnati da preoccupanti “vie di fatto”.
I bambini, poi, assistono inermi ad episodi di violenza gratuiti tra i propri genitori, incapaci di frenare istinti repressi che, in definitiva, lasciano emergere una evidente deriva del rapporto affettivo.
Inoltre, con crescente frequenza, si assiste ad una sorta di larvata vendetta, pianificata ed attuata con lucida facilità da alcune donne che, ritenendo di dover far scontare qualcosa al proprio ex compagno, lo accusano delle più inqualificabili nefandezze commesse ai loro danni.
Tanto si sa – ragionano queste vendicatrici da quattro soldi – la madre viene sempre e comunque privilegiata, anche nel collocamento della prole. E così una bella denuncia intanto priva il padre della possibilità di vedere i figli, magari perché la potestà genitoriale gli viene sospesa in via cautelare dal giudice. O perché gli viene imposto il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla (presunta) parte offesa.
Tra i reati più “gettonati” ci sono gli atti persecutori al primo posto (34%), seguiti a distanza dallo stupro (23%) e dai maltrattamenti (17%). Tutti e tre sono, guarda caso, tra i delitti denunciati più soggetti ad archiviazione o assoluzione da parte della magistratura, con picchi assoluti per gli atti persecutori ed i maltrattamenti, e una quota più limitata per lo stupro.
Le donne che tentano di incastrare un uomo tendono ad appigliarsi anche a reati più “tradizionali”, come le percosse, gli abusi su minori (falsa accusa verso l’ex marito o compagno per le donne che si separano), le lesioni e le molestie.
Non sempre il PM riesce a fermare anzitempo la menzogna, e non per ignavia, ma perché i casi sono troppi.
Quindi, ogni decisione finale viene demandata all'esito del giudizio. Ma intanto il tempo passa ed il padre perde momenti preziosi con i propri figli. Momenti che nessuno potrà restituirgli.
La fortuna, dunque - in questo meccanismo che non ha nulla a che fare con la certezza del diritto – gioca un ruolo fondamentale.
E non mi pare una buona notizia né per le vere vittime, né per i falsamente denunciati.