Il consigliere regionale della Lega, Emiliano Di Matteo, in attesa della cosiddetta “fase 2”, parla dell’emergenza sanitaria vissuta, di come è stata affrontata dalla governance regionale e della preoccupazione, oltre al contenimento del virus, nel riuscire a contenere i danni che questa quarantena ha creato.
"In Abruzzo abbiamo seguito le linee guide dettate dal Governo nazionale, chiaramente, come tutte le regioni d’Italia, nella prima fase abbiamo cercato di contenere e arginare l’emergenza sanitaria, perché l’obiettivo iniziale era quello di non fare arrivare al collasso le strutture sanitarie e garantire le cure a tutti coloro che ne avessero avuto bisogno. La Regione ha anche cercato di aumentare i posti letto e i posti in terapia intensiva. I numeri, - dichiara Di Matteo – in questi 40 giorni di pandemia e quarantena, dicono che in Abruzzo abbiamo tenuto bene l’emergenza sanitaria.
Naturalmente è giusto cominciare da subito quella che ormai tutti definiamo la “fase 2”. Dobbiamo riprendere nuovamente la vita di prima, progressivamente, far ripartire le attività lavorative, le attività produttive e cercare di riprogrammare tutto quello che è stato fermato con la quarantena.
Al riguardo abbiamo approvato una prima Legge, già il 1 Aprile, che prevede un corposo pacchetto di aiuti a tutto il tessuto socio-economico. Aiuti che in questi giorni si stanno mettendo in pratica con i vari Bandi delle strutture, aiuti alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori autonomi. Stiamo lavorando anche ad altri testi di Legge che prevedranno ulteriori integrazioni, forme d’aiuto, per quelle categorie che sono state maggiormente colpite dal doversi fermare".
Di Matteo si dice moderatamente preoccupato, soprattutto visti i progressi fatti in questi 40 giorni, perché ora è possibile affrontare la pandemia con maggiore conoscenza.
“La preoccupazione, oltre al contenimento del virus, è riuscire a contenere i danni che questa situazione ha creato, - sottolinea Di Matteo – per ora dobbiamo imparare a convivere con il Virus, apprendere a contenere al massimo la diffusione, a curare le persone che lo contraggono, perché sarà inevitabile che qualcuno continui a contrarlo.
La letteratura medica ha compiuto molti progressi, oggi ci sono dei farmaci che somministrati nella fase iniziale della malattia danno degli ottimi risultati e, di fatto, nella quasi totalità dei casi, impediscono quella degenerazione che poi portava il malcapitato ad aver bisogno del ricovero ospedaliero o delle cure di terapia intensiva.
Questi progressi possono farci guardare con ottimismo la fase 2 della ripartenza, perché abbiamo strutture ospedaliere che si stanno progressivamente svuotando, ma, soprattutto, una consapevolezza maggiore dell’emergenza.
Facendo un potenziamento della medicina sul territorio – conclude Di Matteo - e dando dei protocolli chiari a tutti i medici di base, sarà possibile gestire la fase iniziale della malattia diversamente da com’è stato fatto all’inizio".