IMMUNI…DA CHI?


Tecnicamente si chiama eversione dell'ordine democratico


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
20/04/2020 alle ore 10:47



Neppure in questo periodo di quarantena forzata ho voglia di fossilizzarmi davanti al televisore per ingannare il tempo nell'attesa che scadano, finalmente, i termini di una situazione che oramai ha tutto il sapore di una detenzione domiciliare atipica.

D’altronde, fare “zapping” in modo compulsivo e svogliato non porta altro che lo scorrere dei soliti programmi, del solito palinsesto, dei soliti canali.

Insomma, routine monotona anche lì.

Tuttavia riflettevo, sarcasticamente, sul fatto che gli unici individui sicuramente al riparo da qualsiasi pericolo di contagio sono gli “inquilini” della casa del Grande Fratello i quali, se davvero (come dubito) l’isolamento dal mondo esterno è reale, con ogni probabilità sono all'oscuro della portata e delle dimensioni della diffusione epidemiologica da COVID-19.

Ma del resto, se ci pensate bene, anche noi sventurati mortali esposti quotidianamente al rischio di contagio, potremmo presto essere controllati da un “Grande Fratello” tecnologico che ha un nome applicativo (dal sapore vagamente rassicurante) in perfetta linea con la finalità che vorrebbe perseguire.

Si tratta di “IMMUNI", l’applicazione di tracciamento (o di “contact tracing”) individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza.

Riguardo le modalità di funzionamento si compone di due parti.

La prima è un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth. Difatti attraverso il Bluetooth è possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e ripercorrere a ritroso tutti gli incontri di una persona risultata positiva al COVID-19, così da poter rintracciare e isolare i potenziali contagiati. Una volta scaricata, infatti, l’ “app” conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino.

La seconda funzione di Immuni, invece, è un diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci). Lo stesso utente dovrà avere cura di aggiornare quotidianamente il diario clinico con eventuali sintomi e dettagli sullo stato di salute.

Tutto bello e meritevole, sulla carta, per carità.

Ma con la tutela dei diritti di riservatezza come la mettiamo? La stessa Autorità Garante per la protezione dei dati personali nutre dubbi circa la concreta praticabilità di una misura che, per assicurare un livello adeguato di attendibilità, dovrebbe essere scaricata almeno dal 60% degli italiani.

Che, tuttavia, non possono in alcun modo essere costretti ad installare e che potrebbero subire, in questo caso, limitazioni incostituzionali alla propria libertà di movimento.

Insomma. Un rimedio che rischia di essere peggiore del male.

A meno di non voler pretendere il rispetto dispotico ed autoritario della prevalente “ragion di Stato”.

Tecnicamente si chiama eversione dell’ordine democratico.