Il Nursind Teramo contesta la Asl


"Per infermieri turni massacranti e cattiva gestione su Usca"


di Elisa Leuzzo
Categoria: ABRUZZO
16/04/2020 alle ore 10:44



Il Segretario Territoriale del NurSind di Teramo, Giuseppe De Zolt, esprime forte preoccupazione per la grandissima difficoltà nella gestione del personale da parte della dirigenza delle professioni sanitarie della locale Asl, che non sembra aver contezza di tutto quello che sta succedendo nei quattro presidi ospedalieri.

"È ormai evidente come non ci sia una programmazione, ma si vive giorno per giorno senza una visione d’insieme necessaria per far fronte alle molteplici difficoltà del momento. Purtroppo questo atteggiamento non è legato solo all’emergenza, ma affonda le sue radici in un modus operandi che non comprende e valorizza la figura infermieristica, tanto che si è verificata una drastica riduzione del personale evidente in tantissime Unità Operative.

Esempio lampante è quello della Rianimazione che, pur dovendo rispettare un rapporto infermiere-paziente di 1:2 secondo quanto previsto dai LEA, oggi è arrivata ad avere un rapporto infermiere-paziente di 1:3. Nel pieno dell’emergenza Covid-19, questo si traduce in una ricaduta inevitabile sulla tenuta psico-fisica del personale coinvolto. L’emergenza sanitaria ha giustamente  richiesto la necessità di dotarsi di una nuova Rianimazione con ben 12 posti letto, collocata nell’ex reparto di Psichiatria, destinata ai pazienti Covid positivi che necessitano di supporto respiratorio. Ma ancora una volta non sono state considerate le necessità di personale per far funzionare la struttura, tenendo presente, tra l’altro, l’alto livello di formazione che gli operatori assegnati a questo tipo di reparti deve avere. Per sopperire al deficit di personale, gli infermieri sono costretti a turni massacranti in Rianimazione Covid, con un solo kit a disposizione per l’intero turno lavorativo, senza maschere di protezione adeguate, organizzandosi di giorno in giorno per non lasciare sguarnita la Rianimazione generale che, nonostante tutto, continua ad erogare un servizio essenziale anche in funzione di continui ricoveri provenienti dalla sala operatoria.

In questo contesto di carenza, pur accogliendo positivamente l’attivazione degli USCA, non possiamo che condividere la posizione espressa dagli OPI delle quattro province abruzzesi rispetto all’ordinanza regionale e alla delibera della ASL di Teramo che li istituisce. Quello che stupisce maggiormente è che nei quasi 20 giorni che si sono resi necessari per l’attivazione degli USCA, la dirigente delle professioni sanitarie (la quale dovrebbe conoscere bene la differenza tra l’infermiere e le altre figure professionali menzionate nell’ordinanza) si sia dapprima attivata nel reclutamento di infermieri con una richiesta di disponibilità (come avvenuto in altre aziende sanitarie), poi trasformatasi in invito informale e, da ultimo, in disposizione di servizio. Si tratta di una scelta non solo incomprensibile, ma del tutto illogica e viziata per eccesso di potere, laddove non solo considera la figura dell’infermiere come collaboratore del medico, secondo una vecchia logica ancillare e ausiliaria legislativamente superata, ma soprattutto perché rende sovrapponibili, e dunque interscambiabili, figure professionali del tutto diverse tra loro per competenze, profili, mansioni, livelli contrattuali come quelle dell’infermiere, dell’Oss e dell’autista.

È opportuno evidenziare come il reclutamento del personale medico sia avvenuto tramite un bando che prevedeva un compenso orario di 40€  (giustamente maggiore rispetto all’attività ordinaria) e una copertura assicurativa per gli infortuni derivanti dall’incarico assegnato. Invece la Regione Abruzzo, con l’ordinanza del Presidente della Giunta regionale n.30 dell’8 aprile 2020, all’art. 3 autorizza i Direttori Generali delle aziende sanitarie regionali a riconoscere, per indifferibili ed oggettive carenze di specifiche figure professionali connesse all’emergenza Covid-19, prestazioni aggiuntive oltre il normale orario di lavoro al personale sanitario, fissando anche la tariffa oraria per il personale del comparto pari ad € 30/h (oltre oneri a carico dell’Ente). Tutto questo crea una sperequazione tra le figure professionali coinvolte, oltre che un danno alla professionalità degli infermieri. Pertanto, la scrivente organizzazione sindacale chiede l’immediata revoca delle disposizioni di servizio impartite agli infermieri, una nuova riorganizzazione del servizio con l’apertura di un bando per il reclutamento delle figure richieste (infermiere, oss, autista) con la previsione di congrua retribuzione distinta per le tre figure professionali (rispettivamente 30€/h infermieri, 20€/h oss e 18/h autisti) commisurata alle specifiche competenze professionali.

Viene spontaneo chiedersi come la Dirigente delle Professioni sanitarie della Asl di Teramo possa aver dimenticato, in così breve tempo, cosa voglia dire essere infermiere nel DEA, nonostante sia stata per anni infermiera di sala operatoria prima di intraprendere la carriera dirigenziale. Come possa aver deciso di rinforzare un reparto cosi importante, in un momento storico cosi delicato, con personale infermieristico alle prime armi con contratti di lavoro somministrato. Come non sia stata in grado di effettuare una ricognizione efficace nei quattro presidi ospedalieri alla luce di innumerevoli sospensioni di servizi e accorpamenti di reparti, al fine di potenziare la Rianimazione generale ed i reparti Covid. Con quali criteri abbia disposto la pioggia di ordini di servizio e quali risultati abbia ottenuto. Come mai ad oggi non si è ancora provveduto ad attivare le Prestazioni Orarie Aggiuntive e a reperire personale interno attraverso un bando per l’assistenza nei reparti Covid. Come si pensa di poter istituire percorsi e protocolli da seguire durante l’assistenza ai pazienti Covid senza coinvolgere il personale dei servizi che, oltretutto, è stato lasciato solo a gestire le criticità prodotte dagli stessi. Ci si chiede, ancora, per quanto tempo la miopia della dirigente delle Professioni sanitarie dovrà ricadere sul personale infermieristico e non solo, già di per se messo a dura prova da questa emergenza. Dispiace constatare come la Dirigenza delle Professioni Sanitarie è percepita come un’entità astratta, lontana dai professionisti sanitari, percezione che questa emergenza ha solo amplificato.

"Chiediamo" - conclude De Zolt - "una presa di posizione forte da parte dei vertici aziendali. Non possiamo permetterci più di tergiversare lasciando in mano le redini a dirigenti poco esperti in management aziendale".