Vi confesso che anche io mi trovo in estrema difficoltà nel seguire il susseguirsi vorticoso di decreti-legge, decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Ordinanze sindacali e regionali che vengono pressoché quotidianamente partorite dal grembo gravido e plurigemellare dei nostri amministratori centrali e locali.
Davvero, faccio un’enorme fatica non solo nel tentare di dare a questo coacervo di disposizioni un senso logico e non contraddittorio, ma – soprattutto – annaspo ed, inevitabilmente, vado a fondo ogniqualvolta mi azzardo a nuotare contro le irresistibili correnti di illegittimità in cui molti dei provvedimenti adottati al tempo del CoronaVirus sono costantemente immerse.
Avevamo giusto qualche giorno fa parlato assieme della disinvolta procedura di adozione, da parte di molti sindaci-sceriffi, di ordinanze contingibili ed urgenti inefficaci in quanto emesse in violazione di uno specifico divieto di legge (art. 3, comma 2, decreto-legge n. 19/2020).
Bene. Il Presidente della Regione Abruzzo ha deciso di darci il Suo graditissimo augurio per una Santa Pasqua 2020.
E, su impulso di tre Primi Cittadini di altrettante città abruzzesi, ha emanato un’ordinanza (di cui vi consiglio vivamente la lettura) contenente misure più stringenti di quelle nazionali attualmente vigenti, ai sensi dell'art. 3, comma 1, decreto-legge n. 19/2020.
Molti mi chiedono: ma lo può fare? Ed io rispondo: certo che sì. Ma ad una ed imprescindibile condizione.
Che sussistano, e di conseguenza vengano chiaramente illustrato nell’ordinanza, specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso.
Ma nell’ordinanza del Presidente della Regione Abruzzo non ve n'è traccia.
Come non vi è traccia alcuna della sanzione cui il trasgressore dovrebbe essere sottoposto.
Però il Governatore ha dato atto che l’ordinanza è stata sollecitata da tre Sindaci che chiedevano di uniformare le misure restrittive già dagli stessi adottate attraverso un atto di portata superiore.
Leggi: “caro Presidente, siccome abbiamo emanato ordinanze contingibili ed urgenti inefficaci, che ci dai una mano tu per farle sembrare meno illegittime?”.
Detto fatto. Solo che il rimedio è stato peggiore del male.
Ma, no problem! A Pasqua “vi copro io!”.