Sono sempre stato convinto del fatto che la vera natura di ciascuno di noi venga autenticamente fuori allorquando si trovi a fronteggiare una situazione di stress imprevista e talvolta, prolungata.
In quel preciso momento, quando la nostra componente razionale viene quasi sopraffatta dal nostro lato emotivo, si presentano dinanzi a noi due strade che si diramano in direzione, inevitabilmente, opposta.
Da un lato, il sentiero dell’autentica istintività, alimentata il più delle volte dal nostro intimo spirito di conservazione che tende ad erigere un muro per evitare che la fonte di pericolo possa impadronirsi di noi.
Dall’altro, il percorso del ragionamento, che non si lascia sopraffare dalla cieca obbedienza ai fattori esterni, ma che si alimenta di cultura e capacità critica.
Ai tempi del CoronaVirus, scorgo due fazioni opposte: i cittadini che si piegano alla cieca osservanza di quanto gli viene imposto dall'alto (biasimando aspramente i “disobbedienti”, ed i cittadini che viceversa tentano di ragionare e di argomentare criticamente e costruttivamente le scelte di Stato, Regioni e Comuni.
Tutti abbiamo a cuore la salute, ma non dobbiamo perdere di vista i valori fondamentali della Costituzione e, soprattutto, il rispetto delle leggi, doveroso per ciascuno di noi.
Ed allora è giusto saper che se un Sindaco emette un’ordinanza in consapevole violazione di un espresso divieto di legge (di questi tempi: art. 3, comma 2, decreto-legge n. 19/2020) esigendone il rispetto sotto minaccia di sanzione, è sacrosanto diritto di ogni cittadino sapere che il Primo Cittadino potrebbe commettere due tipi di reati: quello di abuso di ufficio (art. 323 c.p.) e di istigazione a delinquere (art. 414 c.p.).
Ed è sacrosanto diritto di ogni cittadino pretendere che, in caso di contestazione da parte delle forze di polizia, questa considerazione venga messa “a verbale”.
Stesso discorso ovviamente vale per tutti quei Governatori regionali che dovessero, a loro volta, emettere ordinanze al di fuori dei limiti previsti dalla legge dello Stato ovvero incitare alla violazione di quanto previsto a livello centrale.
Non commettiamo l'errore di ritenere qualsiasi nostro diritto sacrificabile in nome della pur legittima tutela del diritto alla salute pubblica.
Se consentiamo oggi, a chi ci governa, di violare in maniera disinvolta le leggi, in futuro non potremmo poi invocarne il loro rispetto quando più ne avremmo bisogno.